Gela. La situazione generale nell’area del Biviere continua ad essere grave, mentre l’amministrazione comunale tarda anche ad istituire un tavolo tecnico, nonostante le richieste giunte da Emilio Giudice, tra i responsabili della Riserva orientata. Nella “terra dei fuochi”, intorno all’area protetta, i roghi ci sono ancora. “Con il clamore mediatico – dice Giudice – c’è chi sta più attento, ma gli incendi continuano e stiamo mappando i punti di rogo principali. Purtroppo, non possiamo monitorarli tutti”. A ridosso del Biviere viene bruciato di tutto, dai rifiuti solidi urbani alle sostanze usate nel ciclo della produzione serricola. Una bomba ecologica, più volte denunciata anche al ministero. “Sto lavorando alla relazione da inviare al ministero – dice ancora Giudice – mi accorgo, però, che spesso mi viene chiesto di indicare parametri che in realtà le autorità competenti già hanno a disposizione e questo è assurdo. Analizzando i dati a disposizione, ho notato che già l’Università di Palermo, con lo studio delle alghe, nel 2009 aveva sottolineato la totale scomparsa di alcune piante acquatiche al Biviere e la formazione di alghe che danno il segno di una grave situazione trofica delle acque del lago. Le cause sono soprattutto i concimi e lo squilibrio idrico”. Da alcuni mesi, l’attenzione mediatica è diventata più pressante, ma l’intera area ancora sconta l’assenza di controlli capillari. “In città ci vorrebbe un nucleo dei carabinieri del Noe oppure della forestale – continua ancora Giudice – l’Arpa Caltanissetta non ha personale a sufficienza. Dopo quanto emerso durante uno dei recenti tavoli ministeriali, sono stato sentito dai magistrati della procura, come persona informata sui fatti”. Pare che a Giudice, componente della Lipu locale, siano stati chiesti ulteriori particolari su quanto contenuto in uno dei verbali ministeriali, risalente allo scorso ottobre. Anche i pm della procura, quindi, starebbero approfondendo la vicenda della “terra dei fuochi”, che si estende lungo l’intera zona protetta. Le inefficienze, del resto, in questa storia non mancano affatto. Dalla Regione che non sblocca i soldi destinati al risanamento al Comune che pare non interessarsi di quanto accade in una parte del territorio di pertinenza.
“Ho più volte parlato con il vicesindaco – aggiunge Giudice – mi ha detto che era pronto ad istituire un tavolo tecnico, ma non c’è mai stato nessun riscontro. Anche gli assessori all’ambiente e al mare si erano impegnati, ma ad oggi non mi risulta nessun passo in avanti. Non vorrei che fossero condizionati dalla vicenda dei vincoli, dato che in campagna elettorale il sindaco si era impegnato a rivederli, mentre noi li difendiamo, a tutela della biodiversità dell’area protetta”. Nell’ultimo periodo, tecnici di Arpa hanno effettuato sopralluoghi, finalizzati in prevalenza a valutare lo stato dei piezometri di monitoraggio. “Ormai è certo che nell’area del Biviere insiste una discarica di idrocarburi – dice ancora – c’è stato il monitoraggio e non capisco perché non venga attuata la messa in sicurezza. Cosa si aspetta?”. L’area del Biviere continua ad essere terra di nessuno, come molte altre zone rurali del territorio.