Gela. L’appello lanciato ieri dall’operatore sociale Marco Di Dio, con una lettera pubblica della quale vi abbiamo riferito, viene ripreso dal consigliere indipendente Paola Giudice. Per il consigliere, sia l’amministrazione comunale che l’assise civica non possono girare le spalle ai tanti che in città sono in grossa difficoltà, soprattutto in questa fase. “Produrre analisi e limitarsi a queste non è più sufficiente. Non lo è più per i cittadini e non può esserlo più per il ceto politico-istituzionale, consiglieri inclusi. Sono tante e tanti i giovani e i non più giovani che non producono reddito, che hanno tante idee ma per le banche non sono nessuno e quindi non possono realizzare nulla e vivono a carico dei genitori ma il paradosso è che anche tanti genitori sono precari e quindi di povertà ci si dispera ogni giorno, basta guardare la quantità di immobili in vendita per porsi qualche domanda. Il reddito di cittadinanza – spiega – non può essere l’unica risposta alla povertà e, come detto più volte, la povertà non si cancella con una legge, magari così fosse”. Sul piano del lavoro, secondo Giudice l’ente potrebbe prevedere un fondo di immissione, anche con gli appalti pubblici che vengono banditi. “Cosa può fare il Comune? Istituire un fondo con immissione diretta in grado di andare oltre il banco alimentare, ovviamente da mantenere, ma come si sa ci vuole il lavoro e solo il lavoro restituisce la dignità che la povertà mette in discussione. Bisogna istituire una percentuale in tutte le gare d’appalto che vedono il Comune quale stazione appaltante e anche le società a capitale pubblico in cui il Comune ha una quota economica. Solo costruendo percorsi concreti – dice ancora – si consentirà agli inoccupati ed ai disoccupati di trovare collocazione senza aver bisogno di raccomandazioni e scorciatoie varie”. L’emergenza sanitaria ha reso la situazione ancora più difficile, come ha spiegato Di Dio nella sua lettera pubblica.