Gela. Da vittime d’estorsione ad imputati davanti al giudice Domenico Stilo. Due imprenditori edili, G.P. e A.M., devono rispondere di false dichiarazioni. Nonostante le pressioni ricevute da gruppi criminali per mettersi
a posto e pagare quanto richiestogli, avrebbero ritrattato in aula le loro originarie accuse.
Per questa ragione, sono finiti dietro al banco degli imputati. Al centro delle accuse mossegli dai magistrati della procura, le dichiarazioni rese dai due imprenditori durante il processo avviato a carico di quattro esponenti dei gruppi mafiosi locali, accusati di aver estorto denaro non solo a loro ma anche ad altri colleghi della città. Le titubanze mostrate al momento di testimoniare, però, non sarebbero passate inosservate.
Adesso, sono G.P. e A.M. a doversi difendere. Il giudice Domenico Stilo, su richiesta della pubblica accusa, ha già autorizzato l’esame di almeno tre collaboratori di giustizia. Non a caso, durante la prossima udienza, dovrebbe essere ascoltato anche l’ex reggente di cosa nostra locale Rosario Trubia.
Le loro deposizioni potrebbero assicurare nuovi particolari sui fatti che i magistrati della procura contestano ai due imprenditori finiti a giudizio. Le vittime, divenute imputati, avrebbero ricevuto pressioni sia per la fornitura di materiale edile a costo zero sia durante la gestione di alcune aziende di ortofrutta.