Gela. Danni patrimoniali, ma soprattutto morali, per un totale di circa 250 mila euro. Per almeno sette anni, fin da quando rilevò la proprietà di un bar sul lungomare, un esercente locale dovette fare i conti con le richieste estorsive che gli venivano periodicamente recapitate dai “carusi” di stidda e Cosa nostra. Doveva pagare per mettersi in regola ed evitare conseguenze peggiori. Prima, 500 mila lire in occasione delle ricorrenze festive e dei periodi estivi; ammontare successivamente passato a 500 euro. Gli esattori si sarebbero regolarmente presentati nel suo bar, anche per consumare gratis. Quando seppero che rilasciò dichiarazioni agli investigatori, in un procedimento su estorsioni imposte ad un altro esercente, subì l’incendio dell’automobile appena acquistata. Messo alle strette e senza più la possibilità di soddisfare le richieste di denaro delle cosche, decise di denunciare. Nello stesso periodo, era il 2007, il bar saltò letteralmente in aria, con un’autobomba. I danni ammontarono a 100 mila euro. Attraverso il legale Angela Aiello, si è rivolto ai giudici civili del tribunale, chiedendo di essere risarcito per quello che dovette patire nel corso del tempo. Ebbe gravi ripercussioni anche nella vita privata. Sono stati citati due degli estorsori già condannati per quei fatti. Viene chiesto che si facciano carico del risarcimento, dopo che la loro responsabilità è stata riconosciuta in sede penale. Condanne arrivarono per Giuseppe Ascia ed Emanuele Bassora. Il procedimento civile è partito in settimana e il giudice si è riservato anche rispetto alla prossima udienza.
Ascia, assistito dall’avvocato Rocco Cutini, pare intenzionato a costituirsi solo successivamente e il legale potrebbe produrre documentazione che attesta l’attuale condizione economica dell’ex estorsore, condannato per gli stessi fatti. Il ricorso è stato notificato dal legale dell’esercente anche al Fondo di rotazione per le vittime di mafia, istituito dal Ministero dell’interno.