Gela. “Non accetto il populismo proposto da chi, ricomprendo ruoli sia politici che
sindacali, ha in passato firmato accordi con Eni e, adesso, lancia improbabili riaperture del tavolo di trattativa al ministero dello sviluppo economico.
Ma lo capiscono oppure no che il coma irreversibile della raffineria ha avuto inizio almeno sei anni fa, quando i primi protocolli d’intesa non vennero rispettati?”.
Il capogruppo Pd Giacomo Gulizzi alza il tiro, soprattutto tra i banchi della maggioranza in consiglio comunale, rispondendo indirettamente all’invito rivolto da Guido Siragusa dell’Udc, convinto che il sindaco debba ritornare a Roma per mettere in chiaro punti dell’accordo rimasti del tutto vaghi.
“Il vero errore commesso nella trattativa – continua il democratico – riguarda ben altro. Si doveva imporre ad Eni di avviare tutti quei lavori per i quali le autorizzazioni erano già state rilasciate. Invece, questo non si è verificato”.
Ma il consigliere non risparmia critiche neanche in direzione dei manager della multinazionale. “La smettano – dice – di descrivere solo le perdite economiche della raffineria di Gela. Perché, invece, non indicano gli utili percepiti dalle altre società del gruppo?”.
L’accordo Eni, insomma, apre una vera e propria falla politica nella maggioranza a sostengo del sindaco Angelo Fasulo che, ieri sera in aula, ha subito le critiche dei tanti operai dell’indotto arrivati a Palazzo di Città. “A questo punto – conclude il capogruppo Pd – consiglierei di verificare con attenzione i numeri proposti da Eni. Ho i miei dubbi sull’investimento da due miliardi di euro”.