Gela. Si sarebbe trattato di quietanze di comodo, falsamente autenticate solo per evitare il protesto. La documentazione venne ritrovata durante perquisizioni effettuate dai militari della guardia di finanza, all’interno degli uffici dell’imprenditore trentaquattrenne Rosario Marchese, attualmente detenuto per il coinvolgimento nelle inchieste antimafia “Stella cadente” e “Leonessa”. Dopo i sequestri, partì un’indagine che ha poi portato a processo sia Marchese che un ex dipendente comunale, ora in pensione. Per la posizione del trentaquattrenne e per quella di Rocco Giurlando le accuse sono prescritte. I fatti risalgono al periodo compreso tra 2011 e 2012, quando gli investigatori locali iniziarono a valutare con molta attenzione le mosse di Marchese, da allora spesso finito al centro di diverse indagini. Il tempo trascorso non ha consentito di proseguire l’attività istruttoria. Il pm Pamela Cellura non ha potuto fare altro che chiedere il non doversi procedere. Una valutazione che ha trovato piena condivisione da parte del giudice Miriam D’Amore. Secondo quanto ricostruito nelle indagini, Marchese avrebbe approfittato di questo stratagemma per ottenere presunte autentiche false, attraverso sottoscrizioni riferibili all’allora dipendente comunale, a sua volta finito nell’indagine.
I legali degli imputati, gli avvocati Giovanna Zappulla e Joseph Donegani, hanno a loro volta preso atto dell’intervenuta prescrizione, anche se in fase di indagine erano comunque state contestate alcune delle accuse che venivano già mosse ai due coinvolti.