Scontro in Enimed, i lavoratori contestano il “grande occhio” della security e i ritardi negli investimenti

 
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Gela. Nonostante le rassicurazioni che in questi mesi non sono mai mancate, soprattutto da parte dei vertici locali di tutte le società del gruppo Eni, i lavoratori non sembrano affatto certi del loro prossimo futuro occupazionale. Una dura presa di posizione, ancora una volta, arriva dalla Rsu di Enimed. Negli scorsi giorni, i lavoratori del settore estrattivo si sono riuniti in assemblea. Tra i punti che non tornano, c’è sicuramente quello dei ritardi nel cronoprogramma degli investimenti definito dalla multinazionale dopo la firma del protocollo di quattro anni fa. “I lavoratori esprimono tutta la loro preoccupazione per i ritardi accumulati nel tempo, anche se trattasi di attività vincolate ad autorizzazioni e permessi – si legge in una nota ufficiale redatta dalla Rsu Enimed – che continuano a far soffrire la società con rischi di tenuta come esposto da qualche manager negli anni scorsi al cospetto del prefetto di Caltanissetta”.

Da tempo, anche le organizzazioni sindacali chiedono chiarezza ai vertici aziendali, davanti ad una riduzione drastica della produzione nel sito locale, in attesa dell’avvio dei lavori della base a terra per il gas. I dipendenti, però, contestano anche la gestione del personale. “I lavoratori e la Rsu di Enimed denunciano anche il tentativo fatto nei confronti di alcuni operatori di essere ritrasferiti presso Raffineria, nonostante circa cinquanta lavoratori continuino a chiedere un rientro su Gela dalle più disparate parti d’Italia. Inoltre, si continuano a vedere colleghi di altre società Eni e consulenti esterni all’interno della stessa stanza, impegnati ad utilizzare le nostre attrezzature da lavoro, nonostante alcuni colleghi siano disponibili a fare altrettanto; tutto ciò viene reso più confuso dalla mancanza di un organigramma e relativa work description di ogni postazione di lavoro”. Il rapporto tra dipendenti e manager Enimed è decisamente ai ferri corti e adesso pesa anche il sistema di “security” deciso dall’azienda. Per i lavoratori, si tratterebbe del tentativo di controllare ogni singolo dipendente. Una sorta di grande occhio che la Rsu è pronta a contestare addirittura in sede giudiziaria. “Rigettiamo l’ipotesi di un progetto security che ha come scopo il monitoraggio e controllo dell’attività di ogni singolo lavoratore – concludono nella nota – e diamo mandato alla Rsu di intraprendere un percorso, anche legale, per determinare “luogo di lavoro” tutta l’area all’interno del recinto, nel rispetto della legge 300/70 e di tutte le sentenze emanate dai tribunali, in materia di privacy del lavoratore”. A conclusione dell’assemblea, i dipendenti hanno dato mandato ai rappresentanti sindacali e alle segreterie, che dovranno avviare una fase di mobilitazione anche alla Regione, chiedendo la riattivazione di un tavolo ministeriale sul rispetto del protocollo d’intesa.

2 Commenti

  1. Hanno chiuso la Raffineria senza mai nessun comunicato o riunione da parte degli RSU ,almeno qui si può ancora parlare senza passare dai segretari che invece fanno finta di contrastare ENI ,ma poi sistemano sempre parenti e amici e tutti zitti.
    Bravi RSU ENIMED….
    Almeno provateci……..

  2. Ancora tempo ci state perdendo, come la chiamate ancora multinazionale, poi queste autorizzazioni tutte barzellette, ormai e finita senza raffinazione prima o poi finiranno anche le estrazioni il ciclo era questo.

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