Gela. Le “tossine” politiche saranno difficili da smaltire, almeno nel breve periodo. La sconfitta della maggioranza nel voto sulle “nuove” commissioni consiliari, sta lasciando tanti strascichi. Questa sera, poco prima dell’ingresso in aula consiliare, il sindaco Lucio Greco e i consiglieri di maggioranza si sono incontrati, ma la tensione, in alcuni frangenti, ha prevalso. Sembra che gli alleati più vicini al sindaco abbiano tirato in ballo Forza Italia, ipotizzando che ci sia qualche azzurro dietro al voto che ieri ha consentito di far passare la griglia delle commissioni, presentata dall’opposizione. Sulla carta, a farne le spese sono stati proprio i consiglieri più vicini al primo cittadino, tutti collocati in un’unica commissione, quella affari generali. Una soluzione che di certo non ha generato grandi riscontri, soprattutto perché decisamente distante da quella che invece era riportata nello schema presentato dal presidente dell’assise civica Salvatore Sammito e che aveva trovato il consenso dei pro-Greco. Addirittura, pare che dopo il rapido sciogliete le righe dell’assise civica, riunita in serata (con il numero legale nuovamente caduto), ci sia stato un acceso diverbio tra almeno due esponenti di maggioranza, protrattosi anche fuori dal municipio. Il presidente Sammito, già dalla prossima settimana, è pronto ad organizzare le riunioni delle nuove commissioni, per provvedere all’elezione dei presidenti. Ora, sono otto commissioni a fronte delle iniziali cinque. Qualche polemica, interna alla maggioranza, non ha risparmiato neanche lo stesso Sammito. “Per me, la questione si è conclusa con il voto di ieri sera – dice – evidentemente, c’è stato qualcuno che ha ritenuto lo schema presentato dall’opposizione più idoneo, almeno rispetto alla collocazione nelle varie commissioni. Quella griglia ha riportato più voti ed è stata approvata. Un disegno politico? Non so dirlo. Di certo, non si potevano evitare né il voto segreto, previsto dallo statuto e dal regolamento per votazioni di questo tipo, né l’emendamento dell’opposizione. Ognuno, può legittimamente esternare il proprio dissenso, ma da un punto di vista procedimentale sono stati rispettati tutti i criteri previsti. Se qualcuno ritiene che si dovesse fare diversamente, può anche rivolgersi ad un legale, per avere riscontri”. Non la pensa così il vicesindaco Terenziano Di Stefano.
“Una vittoria dell’opposizione? La vittoria che conta l’abbiamo ottenuta due anni fa, ma qualcuno evidentemente non l’ha ancora compreso – spiega – le procedure di voto? Penso ci siano state delle anomalie, anzitutto sul voto segreto. Prima di tutto, bisognava chiedere un parere al segretario generale e poi eventualmente procedere, sempre che ce ne fossero le condizioni e io penso proprio che non ci fossero. Poi, se si trattava di una presa d’atto, allora non poteva essere ammesso un emendamento. Se invece si è trattato di votare un atto vero e proprio, allora andava votato l’atto così come emendato e non è stato fatto. Personalmente, penso che chi abbia subito di più dal voto di ieri sia stato il presidente del consiglio che ha presentato lo schema delle commissioni e avrebbe dovuto garantire l’atto. Poi, è evidente che ci sono stati dei messaggi indirizzati alla maggioranza”. La questione è tutt’altro che risolta e i franchi tiratori che si sono mossi con il voto segreto hanno generato ancora più scompiglio, in una maggioranza mai veramente “pacificata”.