Gela. Hanno respinto le accuse, dicendosi del tutto estranei al rogo che in una delle strade adiacenti via Venezia distrusse tre vetture, compresa quella di proprietà di un agente di polizia. Andrea Ventura, titolare di un’azienda locale, e Giuseppe Antonuccio, hanno esposto la loro versione dei fatti. Sono entrambi a processo per quanto accaduto. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo principale dell’azione di fuoco era appunto l’auto del poliziotto. Per gli investigatori, ci sarebbero stati contrasti personali. Una ricostruzione che i difensori, gli avvocati Davide Limoncello e Antonio Gagliano, e gli stessi accusati, non ritengono fondata. Gli imputati e un testimone sono stati sentiti davanti al giudice Martina Scuderoni. Per la procura, sarebbe stato Ventura a fare da mandante del danneggiamento. L’attenzione degli investigatori si concentrò su almeno due vetture Fiat che nei momenti precedenti all’incendio transitarono nella zona. Una delle auto indicate attraverso l’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza risultò nella disponibilità di un familiare di Antonuccio, che a sua volta già conosceva Ventura per aver lavorato alle dipendenze dell’azienda. I sistemi di videosorveglianza non avrebbero ripreso però chi agiva. Per le difese, non è sufficiente il mero collegamento tra situazioni personali e l’accaduto. Ventura ha spiegato che quel giorno si trovava in vacanza in Sardegna, insieme all’ex moglie e a una coppia di amici. Uno di loro è stato sentito come testimone. La procura ha individuato però contatti telefonici di un’utenza intestata a Ventura con un’altra, agganciata in quelle ore proprio nella zona dell’incendio. Sia l’imprenditore sia Antonuccio escludono di aver mai avuto ragioni di astio verso l’agente di polizia.
Il pm Tiziana Di Pietro ha fatto riferimento alla successiva relazione sentimentale avviata dallo stesso Ventura con l’ex moglie dell’agente di polizia. Per la difesa, però, il rapporto iniziò solo l’anno successivo al rogo. Uno dei legali ha richiamato alcune risultanze investigative del blitz “Mondo opposto”: soggetti legati alla criminalità organizzata avrebbero infatti preso di mira il poliziotto e un familiare, a sua volta nelle forze dell’ordine. Le conclusioni delle parti sono previste per la prossima udienza, fissata ad aprile.