Quello che le vecchie strade nissene nascondono ancora | Quartiere Provvidenza e una tradizione secolare
Storia, e rinascita del quartiere Provvidenza di Caltanissetta: vicoli seicenteschi, confraternita del 1547 e una curiosità sulla “forca”.

Il quartiere Provvidenza – appena sette ettari abbarbicati sul costone occidentale di Caltanissetta – è considerato il nucleo urbano più antico della città. Sorto intorno alla piccola chiesa di Santa Maria della Provvidenza, domina ancora oggi piazza Garibaldi con un intrico di vicoli a corte, case in pietra gialla e scalinate che scendono verso corso Umberto I. Documenti cinquecenteschi parlano dell’area come “Quartiere degli Zingari”, forse per la presenza di una comunità ebraica o, secondo altri, di artigiani del metallo chiamati “zincàri”. Nel 1547 viene istituita la Confraternita di Santa Maria della Provvidenza, tuttora esistente, a testimonianza di una devozione popolare ininterrotta da quasi cinque secoli.
Origini e toponimi tra ebrei, artigiani e confratelli
La toponomastica rivela almeno tre nomi storici: Provvidenza, “Zingari” e Furchi. Il primo è legato alla chiesa; il secondo, attestato in un atto del 1312, rimanderebbe alla Giudecca medievale posta fuori dalle mura; il terzo, “Furchi”, rinvia invece alle esecuzioni capitali che, secondo cronisti settecenteschi, avvenivano su un patibolo ai margini del rione. Questa stratificazione spiega perché il quartiere sia un “palinsesto umano” dove coabitano culto mariano, memoria ebraica e storie di banditi. Le abitazioni, compatte e addossate, seguono la logica delle case a schiera cinquecentesche: moduli di 25 m² con cisterna, forno e terrazzo, collegati da passaggi coperti detti lammie.
Declino urbano e progetti di rinascita
L’esodo minerario degli anni ’60 svuotò la Provvidenza: su 783 edifici censiti, il 45 % risultava abbandonato già nel 2011, con crolli e transenne lungo via Goldoni. Dal 2014 il “Progetto Pilota Provvidenza” – fondi PO FESR Sicilia 2014-2020 e partnership fra Comune e IACP – punta a trasformare ruderi in alloggi sociali, botteghe d’arte e spazi per start-up. Nel 2023 sono state consegnate le prime nove abitazioni, mentre percorsi guidati e installazioni di street-art raccontano ai visitatori il passato del rione. L’obiettivo? Recuperare la trama urbana senza snaturare le tipologie originarie, restituendo ai residenti un luogo sicuro e ai turisti un “museo a cielo aperto” della Caltanissetta cinquecentesca.