Gela. Pagina di facebook con insulti alla città spopola sul web. Nulla in contrario alla libertà di pensiero e di parola che vige nel nostro Paese ma la cosa, mi ha alquanto infastidito.
Ho imparato nel corso degli anni a riflettere, ed in questo la vita mi è stata maestra. Non contare fino a dieci ma pensa dieci giorni prima di capire se quanto pensi sia giusto o perlomeno accettabile. Ho riflettuto, pensato e ripensato. A tal punto da sorridere in alcun post, il “mi piace” in pagina mi si è sembrato quasi doveroso, come fosse un plauso all’amministratore. Durante i fatidici dieci giorni invece un dissenso interiore inaspettato è sorto in me. Si può ridere raccontando delle buffe situazioni anche dei propri genitori, non credo che ci piacerebbe “sputtanarli” in ogni dove però. Per quale motivo poi? In ogni città esistono diversi tipi di persone e nessuno osa buttar fango sulle proprie origini, il gelese si. Che qualcuno compri una macchina di grossa cilindrata, un paio di scarpe griffate o un telefono di ultima generazione, può diventare motivo di argomento o sarebbe più logico un bel “chisssenefrega”? Nessun finto perbenismo vuole inficiarsi in queste parole, ma ha senso ridere di noi stessi? Bisognerebbe tatuarselo nell’animo quel pizzico d’amore per le proprie origini. Perchè i gelesi passato il petrolchimico diventano fratelli dei gelesi, poi in rete, si insultano, in anonimato come i codardi.
Spesso poco dopo lo stretto di Messina sento ripetere “u paisi è paisi”. Armiamoci di pensieri positivi e prima che lo facciate voi un “vaffa” ve lo dedico io, con tanto di firma.