Gela. Lo scorso giugno, il gup del tribunale ha emesso sei condanne e due assoluzioni, nel giudizio scaturito dal blitz anti-droga “Supermarket”. Sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata dal giudice Marica Marino. La decisione più pesante ha riguardato Benito Peritore, il quarantacinquenne ritenuto a capo del gruppo di pusher di via Abela, in pieno centro storico. Gli sono stati imposti cinque anni di reclusione per almeno sette capi di imputazione (mentre altrettanti sono caduti). Aveva già precedenti dello stesso tipo e i poliziotti del commissariato iniziarono a monitorare, anche con videoriprese, la zona della sua abitazione. La difesa, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio, proporrà appello. Peritore avrebbe agito, da quanto emerso nell’indagine, insieme ad alcuni familiari. Il giudice ha imposto la condanna a due anni e due mesi di detenzione alla moglie, Concetta Liardo (anche nel suo caso sono venute meno alcune accuse che le venivano mosse). Assolta la figlia, Elisea Peritore. Tre anni e quattro mesi sono stati imposti ad Antonino Raitano, attualmente detenuto per vicende di armi; tre anni a Michael Caci (per quattro capi di imputazione); due anni e otto mesi a Carmelo Nicastro; tre mesi, in continuazione con una precedente sentenza di condanna, sono toccati ad Alberto Drogo, detenuto per il tentato omicidio del fratello.
L’assoluzione è stata pronunciata per Calogero Peritore e Massimo Terlati, le cui posizioni erano ritenute meno gravi rispetto a quelle degli altri coinvolti. Hanno tutti scelto il rito abbreviato. Le motivazioni a fondamento della decisione sono indicate in oltre duecento pagine. Le indagini sulla via di spaccio in centro storico partirono, almeno così hanno spiegato gli inquirenti, da una segnalazione anonima inoltrata attraverso l’app “Youpol”. Il gup Marino, accogliendo le indicazioni del pm, ha disposto il rinvio a giudizio per Giovanni Nastasi ed Enrico Nastasi. Dovranno presentarsi in dibattimento. Gli imputati che avrebbero gravitato intorno a Peritore sono difesi dagli avvocati Francesco Enia, Giovanna Zappulla, Giovanni Bellino, Cristina Alfieri e Dionisio Nastasi. I legali si rivolgeranno ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta.