Gela. Dopo il no al loro ricorso e, di conseguenza, il via libera ai progetti d’esplorazione e trivellazione in mare del gruppo Eni, le associazioni ambientaliste si sono rivolte al Consiglio di Stato. Ricorso al Consiglio di Stato. Legambiente, Wwf e Greenpeace, per prime, hanno presentato appello contro la decisione del tar Lazio che a giugno aveva dichiarato “infondate” le contestazioni mosse dai loro legali e da quelli di diversi enti comunali del ragusano e dell’agrigentino. Al centro della contesa, c’è il progetto ribattezzato “Offshore ibleo” che ricomprende anche la costruzione della piattaforma Prezioso K oltre alla perforazione e al completamento di sei pozzi nei campi Argo e Cassiopea e di due esplorativi, ovvero Centauro 1 e Gemini 1. Stando ai legali delle associazioni che, adesso, si sono rivolti al Consiglio di Stato, i giudici del tar Lazio non avrebbero valutato per intero alcuni dei motivi di contestazione inseriti nel ricorso depositato. Con il primo, si contestava il progetto di Eni ed Edison come non assentibile, per la presenza nell’area di habitat prioritari. Con il secondo, la decisione presa nel 2010 dai ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente, con la quale il progetto era stato sospeso anziché archiviato, essendo intervenuto nel frattempo un preciso divieto di legge relativo alla distanza di queste attività dalla costa: il limite delle 12 miglia fissato dal “decreto Prestigiacomo”.
Per il tar Lazio il progetto “non ha impatti significativi”. Secondo i magistrati del tar che respinsero il ricorso, invece, “da quanto risulta agli atti, lo studio ha escluso impatti significativi con gli habitat in riferimento proprio all’Iba e alla funzionalità della Rete Natura 2000, comprensivi di flora e fauna, anche in riferimento al momento della sola cantierizzazione. Quanto detto si riflette – continuano – anche per le parti di progetto offshore, in quanto è indicato che non risulta la formazione di deviazioni dei percorsi migratori, ai sensi dunque dell’accordo Aewa, fermo restando che nessuna attività di coltivazione è posta all’interno di aree marine o costiere protette a scopi ambientali, risultando la piattaforma Prezioso K e il relativo Export Plem all’esterno delle aree ricadenti nella Rete Natura 2000 e nell’Iba richiamato dai ricorrenti”.
In ballo l’accordo di programma sugli investimenti Eni. A questo punto, la partita si gioca davanti al Consiglio di Stato che avrà l’ultima parola sul via libera definitivo a progetti, quelli di trivellazione in mare, che dovrebbero essere al centro del prossimo incontro sull’accordo di programma in cantiere entro il 15 settembre al ministero dello sviluppo economico.