Gela. Gli avrebbe fatto capire che quel contratto, per ottenere un servizio di vigilanza privata nel cantiere della sua azienda, andava firmato. L’imprenditore gelese Giuseppe Romano, titolare della Roma Costruzioni, ha però denunciato tutto alle forze dell’ordine, facendo scattare l’indagine. A rispondere di quei fatti davanti al gup del tribunale di Agrigento c’è l’ex assessore del Comune di Naro Francesco Lisinicchia. Sarebbe stato proprio l’allora esponente della giunta a prospettare a Romano la firma di un contratto, per un servizio di vigilanza non previsto quando la sua azienda si aggiudicò l’appalto per la gestione del servizio rifiuti nel comune agrigentino. Dagli accertamenti, emerse che Lisinicchia collaborava con la società di vigilanza che avrebbe dovuto ottenere l’assenso di Romano, che invece non accettò. Il gup di Agrigento ha ammesso la costituzione di parte civile dell’imprenditore e della Roma Costruzioni, ma anche quella del coordinamento Fai antiracket, tutti rappresentati dall’avvocato Giuseppe Panebianco. L’imprenditore segnalò le presunte pressioni non solo alle forze dell’ordine del posto ma anche all’antiracket gelese di Renzo Caponetti, che ha l’ha sostenuto durante l’intera vicenda. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, ammettendo anche la costituzione della Fai, ha accolto la linea del legale dell’antiracket. L’associazione, infatti, è legittimata ad agire anche davanti a possibili reati non direttamente collegati alla presenza della criminalità organizzata. In questo caso, all’imputato viene contestata l’induzione indebita.
La stessa associazione aveva già ottenuto decisioni analoghe anche per casi di concussione e corruzione. Oggi, in udienza, c’erano Romano e Caponetti insieme al legale Panebianco. L’imputato potrebbe optare per un rito alternativo, ma la decisione verrà formalizzata solo alla prossima udienza, fissata ad inizio luglio.