Panico per i boati emessi dal petrolchimico per l’avvio di una caldaia

 
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Gela. La Raffineria spaventa ancora. Nonostante il mezzo secolo di attività, i rumori non passano inosservati. Da quattro giorni i boati emessi della nuova “caldaia 500” hanno attirato le attenzioni della popolazione, ignara che si tratta di prove di avvio del nuovo impianto di produzione di energia che anticipa l’investimento di 450 milioni di euro del piano industriale.

Il colosso Eni, mantiene le promesse e mira ad aumentare la produzione, diminuendo l’impatto ambientale. I manager della Raffineria hanno inviato preventivamente al sindaco, Angelo Fasulo, e alle forze dell’ordine una comunicazione per metterli a conoscenza dell’avvio degli interventi di messa in funzione della nuova caldaia. La popolazione non è stata avvisata. Nemmeno gli ambientalisti che preoccupati dai rumori e dalle nuvole di fumo rilasciate dagli impianti industriali hanno lanciato accuse al petrolchimico. Messaggi sono apparsi nel social network di Facebook. Quasi a creare situazioni di allarmismo. “Nessun allarme – fanno sapere dalla Raffineria del cane a sei zampe – Stanno effettuando prove di avvio della caldaia 500, riferita all’investimento di 450 milioni di euro annunciate col Piano industriale. Sostituisce le vecchie caldaie, impatterà meno sul piano ambientale. Fornirà energia e presto entrerà in funzione. E’ finita la fase di montaggio della ciminiera e attualmente, i tecnici la stanno ripulendo all’interno.

Dovranno eliminare con getti di aria ad alta pressione tutte le scorie di saldatura e altri elementi per scongiurare di danneggiare la turbina. I soffi d’aria creano preoccupanti boati. Per evitare facili allarmismi abbiamo comunicato tempestivamente l’avvio dei lavori al sindaco e alle autorità competenti, comprese le forze dell’ordine e la capitaneria di porto. Gli interventi che e stiamo completando rientrano in un più complesso piano di investimento indispensabile per inquinare meno e rendere più sicura la fabbrica”.

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