Gela. “Abbiamo pagato mensilmente fino a cinque anni fa per evitare danneggiamenti. Prima davamo un milione di lire. Poi, con il passaggio alla nuova moneta, si sono trasformati in cinquecento euro. Non sappiamo, però, chi li prendesse materialmente”.
I due ex amministratori della società che, per decenni, ha gestito la concessionaria automobilistica Fiat di via Venezia hanno confermato il pagamento della messa a posto in favore dei clan locali davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi.
A rispondere di quei fatti è il quarantaduenne Giuseppe Billizzi, fratello del collaboratore di giustizia Carmelo. L’uomo è difeso dall’avvocato Gloria Iannizzotto. Davanti alla corte, si sono succeduti due amministratori dell’azienda. Entrambi hanno confermato i pagamenti. L’imputato è finito sotto processo con l’accusa d’estorsione.
Il legale di difesa, però, ha fatto emergere dubbi circa l’identità di chi avrebbe effettivamente incassato il denaro estorto agli imprenditori. “E’ sicura – ha chiesto ad una dei testimoni sentiti – che fosse proprio Giuseppe Billizzi a prendere i soldi?”.
La teste non ha saputo indicare l’identità del presunto estorsore. “Non saprei riconoscerlo – ha risposto – noi pagavamo affidando i soldi ad un nostro ex dipendente che, poi, li girava ad altri”.
Intanto, la corte ha disposto il rinvio all’udienza del prossimo 26 novembre. Dovranno essere sentiti sia l’ex dipendente della concessionaria che avrebbe consegnato mensilmente il denaro sia i collaboratori di giustizia Francesco Vella e Gianluca Gammino.