Gela. Diversi imputati, assistiti dai rispettivi legali, hanno scelto di essere sentiti davanti al gup del tribunale. Nel pomeriggio, molti hanno voluto chiarire le rispettive posizioni, tra questi il sindaco Lucio Greco. Le contestazioni mosse dalla procura trovano riferimento nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella destinazione dei fondi delle royalties estrattive, che il municipio incassa dalle compagnie del settore che operano sul territorio locale. Secondo gli inquirenti, sarebbero stati usati per “la spesa corrente” e “a copertura di rilevanti debiti fuori bilancio”. Sotto esame sono finiti i rendiconti approvati per gli esercizi finanziari dal 2015 e fino al 2019. Gli accertamenti si concentrarono su un presunto mancato rispetto del vincolo di destinazione. E’ una questione ancora oggi molto dibattuta nel contesto politico e amministrativo cittadino che si affaccia alle urne di inizio giugno. L’ente comunale, dallo scorso anno, è in stato di dissesto e gli stanziamenti delle royalties sono un capitolo essenziale per i numeri finanziari dell’ente. L’Ars, su proposta del governo regionale, ha di fatto prorogato la norma che consente di destinare le royalties ad usi diversi da quelli dettati dalla disciplna in materia. E’ un regime derogatorio disposto per la situazione di dissesto del municipio, che tra le altre cose, su decisione sempre dell’Ars, potrà ottenere le royalties del progetto “Argo-Cassiopea” di Eni. Rispetto a quanto approfondito nell’inchiesta dai pm della procura e dai militari della guardia di finanza, sarebbe risultato un presunto “falso rispetto del patto di stabilità interno da parte del Comune”. Operazioni contabili che per gli investigatori avrebbero falsato “la veridicità e l’attendibilità delle risultanze contabili dell’ente”. Oltre al sindaco Lucio Greco, sono in udienza preliminare il predecessore Domenico Messinese e l’ex commissario Rosario Arena. Ci sono gli ex assessori che si occuparono del settore bilancio e di quello dell’ambiente. Tra gli imputati, l’ex dirigente del settore finanziario che lasciò Palazzo di Città due anni fa, quando iniziò a maturare la crisi di bilancio sfociata nel dissesto, e ancora i professionisti che negli anni ricoprirono incarichi nel collegio dei revisori dell’ente comunale. Per la procura, avrebbero avallato il mancato rispetto “del vincolo di destinazione delle royalties”.
Il giudice dell’udienza preliminare Roberto Riggio ha accolto l’eccezione avanzata dalle difese e disposto che gli atti tornino ai pm, affinché possano precisare meglio i capi di accusa, per i legali degli imputati fin troppo indeterminati. La procura aveva già prodotto ulteriori atti che riguardano prevalentemente l’attuale fase amministrativa. In aula, si tornerà ad inizio giugno. Gli imputati sono rappresentati dai legali Flavio Sinatra, Antonio Gagliano, Salvo Macrì, Davide Ancona, Gualtiero Cataldo, Maria Platania, Venere Salafia, Sandra Amarù e Antonio Palmieri.