Riesi. Indagini a tutto campo per dare un nome all’assassino di Piero Di Francesco. Dai primi risultati degli esami sul materiale sequestrato dalla scena dell’omicidio emerge un dato.
L’asta di ferro, recuperata vicino alla mercedes, l’auto nella quale si trovava il cadavere carbonizzato di Piero Di Francesco, non è l’arma del delitto. I carabinieri del Ris di Messina, infatti, non hanno rilevato nessuna traccia biologica sulla sbarra di ferro.
Tuttora, quindi, si cerca l’arma con la quale l’assassino ha colpito, tramortendo il giovane imprenditore, per poi dare alle fiamme il suo corpo. Dal materiare analizzato dagli esperti del reparto investigazioni scientifiche, adesso si cercano delle risposte, tasselli per ricomporre un “mosaico”, tutto da decifrare.
Dalla tanica di benzina alla macchia di sangue, ritrovata nel piazzale dell’azienda Di Francesco. Un insieme di elementi al vaglio dei carabinieri, coordinati nelle indagini dal Tenente Colonnello Massimo Giaramita. Un’inchiesta che prosegue nel massimo riserbo. Nessun nome al momento risulta iscritto nel registro degli indagati.