Gela. “O lavoro o lotta”.
Non pone alternative al “caso Gela” Susanna Camusso, segretario Cgil, intervenuta al all’assemblea nazionale dei quadri e dei delegati sindacali del gruppo del colosso energetico del cane a sei zampe e della Saipem, che si è tenuta sabato all’Angelicum Congress di Roma.
“Ci sono contraddizioni da parte di Eni – accusa la leader della Cgil – Il tema è che bisogna definire il piano industriale. Non esiste una ipotesi alternativa alle altre”. Non meno dure le parole di Carmelo Barbagallo, segretario Uil, che punta l’indice accusatorio contro Renzi precisando che “Eni è passata da Mattei a Matteo. Il primo aveva l’interesse per lo sviluppo dell’economia e della chimica. Non vorrei che Renzi – spiega – abbia l’interesse di smantellare questo settore. Non siamo d’accordo alla vendita del 70 percento di Versalis che significa non avere garanzie per salvaguardare i siti e mantenere i posti di lavoro”. L’investimento da 2,2 miliardi di euro sottoscritto da Eni a novembre dello scorso anno per l’avvio dell’attività di estrazione di gas e la riconversione della raffineria di piana del Signore non convince nemmeno il sindaco Domenico Messinese, unico rappresentante Siciliano intervenuto all’assemblea nazionale Eni. “Il “caso Gela” è lontano dalla sua soluzione, contrariamente a quanto sbandierato dal premier Matteo Renzi – accusa il primo cittadino – Il nuovo piano industriale pone dubbi anche sulla bio-reindustrializzazione della nostra città. Vigilare senza sosta per tutelare i lavoratori ed il territorio è una priorità irrinunciabile. Oggi si sigla una grande alleanza tra parti sociali ed istituzioni locali di diverse parti d’Italia per scongiurare delocalizzazione e rinuncia agli impegni presi”. I vertici della Raffineria Eni (RaGe), la settimana scorsa, alla presenza del prefetto di Caltanissetta avevano annunciato l’avvio di dodici cantieri per rispondere all’emergenza occupazionale e la possibilità di cedere aree interne a Rage a nuovi investitori.