Nomina doppio dirigente, ex manager Asp dovrà restituire 70 mila euro

 
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Caltanissetta. Dovrà risarcire l’Azienda sanitaria per almeno settantamila euro: i giudici d’appello della corte dei conti, infatti, hanno definitivamente riconosciuto il danno erariale causato, all’ente, dall’ex direttore generale Corrado Failla.

Le motivazioni della decisione sono state depositate e, in sostanza, confermano il quadro già delineato dai magistrati della procura generale. L’errore, fatale, da parte dell’ex manager scaturì dalla nomina dell’ingegnere Vito Galia al ruolo di dirigente del servizio tecnico.
Nel febbraio di sei anni fa, infatti, il professionista ottenne l’incarico deciso proprio da Failla ma, solo quattro mesi dopo, gli spettò un’immediata progressione: passando da dirigente neo assunto a dirigente di struttura complessa.
Scelta che, inevitabilmente, fece lievitare i compensi dovuti all’ingegnere Galia. Il dito dei magistrati della procura, così, venne puntato sulla decisione assunta dal direttore generale dell’azienda sanitaria. Stando all’accusa, la modifica dell’inquadramento decisa da Failla non avrebbe avuto alcun fondamento giustificativo.
Nello stesso settore, infatti, c’era già un altro dirigente di struttura complessa. In sostanza, si venne ad aprire una duplicazione di ruoli e indennità nello stesso settore. Già nel gennaio dello scorso anno, i giudici contabili riconobbero le responsabilità amministrative dell’ex manager dell’Asp che, in ogni caso, scelse di impugnare la decisone.
Mossa analoga a quella dei magistrati della procura che, dopo la pronuncia della sentenza, ritennero troppo basso il compenso, dovuto a titolo di risarcimento danni, imposto al dottore Failla. I giudici d’appello, in ogni caso, hanno confermato in toto il verdetto emesso dai loro colleghi di primo grado. Non ci sarebbe stata alcuna motivazione idonea a giustificare la scelta, scattata a distanza di soli quattro mesi dalla nomina, di promuovere l’ingegnere Galia da dirigente neo assunto a dirigente di struttura complessa. In base alle motivazioni depositate, il ruolo assunto dal professionista non avrebbe dovuto, in alcun modo, far scattare la progressione e, di conseguenza, l’aumento di retribuzioni.
Adesso, dovrà essere proprio l’ex direttore generale a riparare il danno causato: un buco che, dopo l’addio di Failla, venne messo in luce dai suoi successori Ettore Costa e Paolo Cantaro.

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