Moglie picchiata, aveva una pistola e un coltello: 44enne in carcere, caso dal giudice

 
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Gela. Un coltello, una pistola per minacciare un familiare della moglie, decine di cartucce e ancora aggressioni e vessazioni ai danni della consorte trentanovenne, sono tutti elementi investigativi che hanno portato a processo un quarantaquattrenne. Nei suoi confronti, nell’ultimo periodo, è stata anche aggravata la misura cautelare, con il gip che ha disposto la detenzione in carcere, proprio a causa di una condotta sempre più violenta, quasi persecutoria, a discapito della moglie. Lui non si sarebbe fermato neanche davanti ai figli e ai familiari della donna. Arrivò anche a denunciare la scomparsa proprio di uno dei figli, solo per addossare responsabilità sulla moglie e sulla sua famiglia. Il dibattimento non è stato ancora aperto, ma le accuse sono pesanti. Fu la consorte, assistita dall’avvocato Salvatore Incardona, a denunciare quanto stava accadendo e una quotidianità diventata impossibile da sostenere. Gli episodi di violenza si sarebbero ripetuti, anche fino a pochi mesi fa, inducendo la donna a rivolgersi alle forze dell’ordine. Il suo legale, questa mattina in aula, ha preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. Il giudice Miriam D’Amore valuterà le contestazioni. La gravità dei capi di imputazione, infatti, sembra poter attivare la competenza del collegio penale del tribunale.

Il magistrato, anche su questo punto, deciderà ad inizio dicembre. L’imputato è difeso dall’avvocato Salvatore Manganello. La trentanovenne, ormai stanca di subire, scelse di denunciare, rivolgendosi al commissariato di polizia, che avviò le indagini. Il caso è arrivato davanti al giudice, proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne.

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