Gela. “Espulso dal Movimento cinque stelle perché in odor di mafia”. Dichiarazioni che sono costate il processo a Paolo Liguori, giornalista Mediaset e attuale direttore di Tgcom24. A denunciarlo, è stato il sindaco Domenico Messinese. Liguori, due anni fa, nel corso di Linea Notte, approfondimento giornalistico del Tg3, spiegò il divorzio tra il primo cittadino e i grillini, proprio con presunte vicinanze ad ambienti criminali. Una ricostruzione, in realtà, priva di fondamento, dato che i grillini presero le distanze dal sindaco e dalla sua giunta per divergenze politiche, senza tirare in ballo presunti rapporti pericolosi. In aula, la difesa di Liguori ha subito sollevato una questione di competenza territoriale. L’eventuale reato si sarebbe concretizzato in un luogo diverso. Liguori, in quell’occasione, era in collegamento video dagli studi Rai di Milano, mentre la striscia giornalistica del Tg3 va in onda dagli studi romani. Quindi, la competenza, stando ai difensori, dovrebbe essere dei giudici milanesi o di quelli della capitale.
L’accusa di diffamazione. Eccezione respinta dal pm Gesualda Perspicace, che per conto della procura ha sostenuto la competenza del tribunale locale. Che il processo debba rimanere davanti al giudice Guzzetta l’ha ribadito anche l’avvocato Filippo Incarbone, che invece rappresenta il sindaco Domenico Messinese. Il primo cittadino ha deciso di costituirsi parte civile e, a dibattimento aperto, chiederà un risarcimento. Il giudice Guzzetta deciderà entro i prossimi giorni.