Gela. “Siamo stanchi di promesse e di lavoro che non esiste più”. “Lo sciopero dei dipendenti Eni non ci riguarda”. A questo punto, gli operai dell’indotto, fermi oramai da mesi e con ammortizzatori sociali che spesso appaiono come un semplice miraggio, vanno verso una nuova protesta. “Lo sciopero dei dipendenti Eni del 20 gennaio – spiegano – non risolverà nulla. Parliamo di lavoratori che non hanno mai aderito alle nostre proteste. Noi perdevamo il posto e loro forzavano i presidi di protesta e cercavano qualsiasi sistema pur di prendere servizio in fabbrica. Noi non parteciperemo alla giornata di sciopero di chi ci ha trattati sempre come operai di serie B”. Molti operai dell’indotto hanno scelto di allontanarsi anche dal sindacato, aderendo ad un movimento spontaneo costituito nelle scorse settimane.
“L’indotto è stato dimenticato”. “Si parla solo di università da finanziare a Caltanissetta e di fondi speciali che non si capisce chi dovrebbe sostenere – continuano – e dell’indotto si sono perse le tracce. Centinaia di lavoratori sono stati abbandonati al loro destino insieme alle famiglie. Ci sono operai costretti a girovagare per la Sicilia, e non solo, in cerca di uno stipendio mentre gli eventuali ammortizzatori sociali tanto pubblicizzati rimangono bloccati anche fino a sei mesi. Siamo stanchi di chiedere prestiti e contare i colleghi morti”. Davanti ad una vertenza tutt’altro che risolta, l’indotto potrebbe nuovamente mobilitarsi dopo le giornate dello scorso dicembre.