Gela. Nonostante il blocco del prelievo di acqua dal lago, imposto dai responsabili della Riserva Orientata, il Biviere è a forte rischio. “Se va avanti così – dice Emilio Giudice della Riserva Orientata – potrebbe prosciugarsi. Questa situazione sfocerà sicuramente in una denuncia penale. Non ho altra scelta. Ho segnalato e ho scritto, ma ad oggi non è cambiato nulla”. L’unica vera speranza per il lago è l’acqua della diga Ragoleto, nella disponibilità di Eni che negli scorsi giorni ha aperto per destinarla a Gela e ai comuni limitrofi, nell’eventualità di ulteriori emergenze di forniture. “E’ assurdo – continua Giudice – questo è il fallimento di una politica che ha moltiplicato gli enti, facendo disastri enormi per quanto riguarda l’acqua. C’è bisogno di un tavolo unico, che metta insieme tutti gli enti chiamati a risolvere la situazione. Perché l’acqua del Ragoleto non può essere destinata anche al lago Biviere? Eni ha una condotta che passa non molto lontano dalla zona, si potrebbe creare un bypass. Se non sarà in un anno, il lago potrebbe prosciugarsi in due o tre anni. Non dimentichiamo che questa zona, prima del 1.600, era una salina, un motivo ci sarà. Se non viene alimentato, il lago muore. Nonostante le abbondanti piogge di dicembre, l’acqua non è stata sufficiente e la manutenzione del canale e della griglia non serve a molto”. L’uso intensivo, prevalentemente rivolto alle coltivazioni, ha trasformato l’acqua in una risorsa scarsa sul territorio, con la quasi totalità delle dighe fuori uso. L’unico vero bacino di riferimento rimane il Ragoleto, che adesso non ha più una funzione marcatamente industriale. Con la riconversione green della fabbrica Eni, anche la multinazionale ha ridotto l’uso dell’acqua che arriva dal bacino artificiale. “Siamo tutti responsabili e qualcuno non si accorge che vengono violate norme nazionali ed europee – continua Giudice – tutto questo è riportato nel piano di gestione, che non è mai stato attuato”.
Un’amara constatazione, davanti ad una scarsità di acqua che potrebbe far morire un lago incastonato nella riserva protetta. Si tratta di una zona, che come denunciato più volte dallo stesso Giudice, deve già sopportare la pressione delle discariche abusive e dei roghi tossici. Una “terra dei fuochi” che ha indotto i pm della procura a convocarlo, così da acquisire nuovi elementi investigativi. “Ai magistrati – conclude – ho parlato anche dell’acqua che non alimenta più il lago. Il Consorzio di bonifica è ormai ko e non ha i mezzi necessari per intervenire. La politica che ha messo le basi per la totale assenza di governance sta creando un disastro ambientale enorme”.