Le chat e le videochiamate per la droga: incontri al bar Dei Muretti, tante armi e denaro
L'avvocato Ferrara, ritenuto assai attivo, secondo gli inquirenti non avrebbe esitato a ricevere forniture di sostanze stupefacenti, anche dalla Calabria
Gela. La droga, hashish e cocaina, era il cuore vero e proprio degli affari del gruppo che è stato individuato e bloccato dai carabinieri, coordinati dai pm della Dda di Caltanissetta. I coinvolti nell'inchiesta “The Wall” sono ritenuti legati alla famiglia di mafia dei Rinzivillo. Stando agli inquirenti, l'avvocato Grazio Ferrara, sospeso dalla professione e già condannato in primo e secondo grado a seguito dei fatti dell'inchiesta “Exitus”, perché considerato legato al boss Salvatore Rinzivillo, avrebbe avuto un ruolo di assoluto rilievo. Sarebbe stato in grado di creare il canale per la fornitura di consistenti partite di hashish, mettendo in contatto l'albanese Elvis Ziu con i gelesi, soprattutto Giovanni Rinzivillo e Alessandro Peritore, a loro volta già attivi sull'asse con Palermo, come dimostrerebbe la loro vicinanza a Emanuele Del Noce. Lo stesso Ferrara, a sua volta, secondo gli inquirenti, non avrebbe esitato a ricevere forniture di sostanze stupefacenti, anche dalla Calabria. “Me l'ha consegnata un ragazzo di Tropea”, riferiva a Claudio Di Leo, considerato vertice della famiglia di mafia di Campofranco. Proprio Ferrara e Di Leo, da quanto emerge, erano pronti a una consistente fornitura di cocaina, per un valore complessivo di oltre 40mila euro, a favore di “Calogero”, non identificato dai carabinieri. Il gruppo e i loro canali della droga mantenevano contatti costanti. Le chat di whatsapp, le videochiamate e addirittura le telefonate dal carcere, con telefoni reperiti per questo scopo, come nel caso di Giovanni Rinzivillo e Rocco Grillo, erano costanti. Un punto di ritrovo, monitorato dai carabinieri, era il bar “Dei Muretti”, a Macchitella, gestito da Ferrara. Vennero immortalati incontri pure con Elvis Ziu, che in Lombardia avrebbe assicurato al gruppo una fornitura di almeno cinquanta chili di hashish, attraverso appoggi diretti pure in Liguria. Per gli investigatori, gli indagati avevano grosse disponibilità di denaro, da investire nel mercato delle sostanze stupefacenti, peraltro pare senza creare concorrenza con altri gruppi legati alle consorterie mafiose. Ferrara, nelle conversazioni con altri indagati, spiegava di avere avuto contatti con Giuseppe Pasqualino, arrestato nell'inchiesta “Ianus” e legato direttamente al boss Giuseppe Tasca, a sua volta detenuto per i fatti del blitz “Ianus”. L'avvocato, inoltre, riferiva spesso di avere la disponibilità di armi, come contestatogli dai pm della Dda. Armi che avrebbero avuto altri coinvolti, a partire da Nunzio Caci. Un altro punto strategico pare fosse un casolare a Spinasanta, riferibile a Daniele Nocera, a sua volta arrestato nel blitz della scorsa notte. I primordi dell'inchiesta presero forma proprio da un controllo dei carabinieri, che in quel casolare arrestarono il cittadino tunisino Ali Messaoudi. Con sé, aveva un chilo di hashish, una pistola clandestina e svariate munizioni. Per gli inquirenti, le teneva per conto del gruppo. Venerdì, prendono il via gli interrogatori di garanzia. Davanti al gip del tribunale di Caltanissetta, si presenterà, tra gli altri, l'avvocato Ferrara, attualmente detenuto così come altri dodici coinvolti, Nunzio Caci, Emanuele Del Noce, Giuseppe Emmanuello, Rocco Grillo, Ali Messaoudi, Daniele Nocera, Alessandro Peritore, Arnaldo Peritore, Giovanni Rinzivillo, Luigi Rinzivillo, Vincenzo Tilaro, Elvis Ziu. Ai domiciliari, Maria Grillo e Salvatore Morello. L'inchiesta tocca inoltre un minorenne, per il quale procede la procura minorile.
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