L’alterco e poi la coltellata, trentenne ferito: chiesti otto mesi per un giovane pastore

 
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Gela. Un trentenne rimase ferito, nel settembre di quattro anni fa, dopo essere stato colpito con una lama. Il fendente gli causò conseguenze e fu costretto a raggiungere l’ospedale “Vittorio Emanuele”. Per quei fatti, partirono delle indagini. A confessare, presentandosi spontaneamente alle forze dell’ordine, fu un giovane pastore, Pasquale Trubia. Al termine del giudizio abbreviato, il pm Tiziana Di Pietro ha richiesto la condanna a otto mesi di reclusione. L’imputato è attualmente detenuto per un’altra vicenda. Gli investigatori ricostruirono i fatti. Pare ci fu un diverbio iniziale. Poi, almeno quattro persone, compreso il ferito, si recarono nell’abitazione di Trubia. Secondo la difesa, volevano aggredirlo. Per questo motivo, l’avvocato Cristina Alfieri ha invocato la provocazione. Trubia, sulla base di questa linea, si sarebbe difeso, usando un coltellino “che aveva in tasca perché gli serviva per la sua attività lavorativa”. Per la procura, invece, volle colpire e gli è stata contestata l’ipotesi di lesioni.

Il ferito è parte civile, assistito dal legale Francesco Enia. Il trentenne, così come riferito dal suo legale, “ha perdonato Trubia”, che lo ha anche risarcito con una somma di denaro. “Però il fatto rimane”, ha continuato la parte civile, soprattutto rispetto alle conseguenze riportate a causa della coltellata. Il ferito, a sua volta, è imputato in un procedimento parallelo, per ciò che concerne l’ipotesi di rissa, che si sarebbe sviluppata quella sera. Il giudice Serena Berenato emetterà la decisione a marzo.

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