La strada della morte fa ancora vittime, residenti si ribellano: “Basta lutti serve messa in sicurezza”

 
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I residenti hanno già denunciato la totale insicurezza della strada principale e i mancati interventi

Gela. “In dieci anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Basta morti, servono interventi immediati. Lungo questa strada siamo tutti in pericolo”. Un appello accorato arriva da chi vive tra le strade del residence “Agave”, lungo la Gela-Manfria. Ieri, un altro terribile schianto stradale, che ha coinvolto anche una bambina, trasportata d’urgenza in elisoccorso. “Anas e le istituzioni tutte – dice l’avvocato Maria Elena Ventura che è stata tra le prime a trasferirsi nel residence – non devono rispondere solo alle nostre istanze, ma a tutte quelle di chi vive in questa zona. Per noi, è un pericolo quotidiano. I nostri figli non hanno neanche la possibilità di spostarsi a piedi, perché non ci sono marciapiedi. Mi sento una miracolata. Ieri mattina, avrei dovuto spostarmi in auto e solo motivi di lavoro mi hanno indotta a non farlo. Altrimenti, avrei potuto esserci io tra i coinvolti nell’incidente”. La lista dei lutti è tracciata lungo il selciato della statale 115 che attraversa l’area a ridosso di Montelungo. I residenti, ancora provati da quanto accaduto ieri, ricordano la fine del giovane Stefano Ascia, del dipendente di banca Fabrizio Cusimano e della cinquantaseienne Gaetana Di Fede. Tutti vittime di gravi incidenti, praticamente nello stesso punto di transito. Tra chi ha deciso di alzare la voce, chiedendo che la zona venga messa in sicurezza, c’è anche la suocera di Cusimano.

“Dopo quell’incidente mortale – spiega – non abbiamo visto nessuna messa in sicurezza. Cosa dobbiamo aspettare, altre vittime?”. Le richieste che arrivano da chi vive a ridosso della strada della morte sono chiare. “Servono anzitutto i dossi – dicono – le bande rumorose non sortiscono alcun effetto, ce ne siamo accorti dato che vennero collocate quattro anni fa. C’è la necessità di una rotatoria stradale, che come sta capitando in altri tratti di questa strada, garantisce una riduzione della velocità. Vogliamo che ci siano molti più controlli da parte della Polstrada e vere e proprie safety car. La normativa prevede questo tipo di soluzioni”. Chi percorre quotidianamente la strada della morte si sente ormai abbandonato.

3 Commenti

  1. Io credo che la strada non è poi così pericolosa e che la colpa non è dell’amministrazione ma dei cittadini che non rispettano le regole . In quel tratto è stato imposto un limite di 70 km/h e nessuno lo rispetta (vai a capire il perché….). Le condizioni di quel tratto di strada al giorno d’oggi sono piuttosto in buono stato . Non vedo per quale motivo viene scaricata tutta la colpa a chi non installa inutili radar o rotonde che non vedo come possano ridurre il pericolo . Credo che invece bisogna avere maggiore prudenza da parte di tutti sulle strade e specialmente nelle entrate o uscite dei paesi e credersi in po meno piloti e più comuni mortali quando si è alla guida. Poi le disgrazie possono accadere comunque ma le numerose morti che ci sono state ci aiutano a convincerci tutti di avere prudenza.

    • Andrea condivido a pieno il suo pensiero ed i suoi punti di vista…non è la prima volta che commento gli articoli inerenti purtroppo queste disgrazie che comunque sono all’ordine del giorno in qualsiasi paese e purtroppo ogni giorno. Non sono di Gela ma ci ho vissuto due mesi e quello che ho visto è stato deludente riguardo il non rispetto da parte dei cittadini nei confronti delle comuni regole del codice della strada..quindi mio malgrado mi sento di dire che c’è la necessità di sensibilizzare ed educare in primis la popolazione che a mio avviso se ne frega altamente di quello che è il rispetto delle regole ma soprattutto per la vita sia propria che altrui…

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