Niscemi. Gli assegni falsi o rubati li piazzavano soprattutto il venerdì pomeriggio, a banche chiuse. Acquistavano merce e solo il lunedì successivo le loro controparti si accorgevano che quei titoli erano patacche. Sono scattati quattro provvedimenti cautelari nei confronti del buterese Salvatore La Bella e dei niscemesi Carmelo Savona, Gaetano Nisi e Salvatore Galanti. Si trovano ai domiciliari. Sono accusati di truffe messe a segno in diverse province dell’isola. Acquistavano merce di ogni tipo, da prodotti per la cosmesi all’abbigliamento sportivo, passando per smartphone e materiale per l’agricoltura. Un totale di 120 mila euro. La base logistica utilizzata per la produzione di assegni falsi era a Niscemi. “Una vera e propria organizzazione – dice il procuratore capo Fernando Asaro – agivano in maniera sistematica. Le indagini sono ancora in corso e non si escludono nuovi coinvolti. Queste truffe sono molto diffuse sul territorio”. L’inchiesta “Cabriolet” è stata condotta dai finanzieri. hanno seguito per quasi un anno tutti gli indagati.
Le truffe. Cento euro per acquistare un assegno falso, che veniva poi ripiazzato. “Si muovevano in tutta la Sicilia – spiega il capitano Massimo Devito – abbiamo acertato almeno una ventina di truffe. Colpivano soprattutto il venerdì pomeriggio, a banche chiuse. Gli asssegni erano ben falsificati. In alcuni casi, sono riusciti a trarre in inganno anche i funzionari di banca”. Devito e il tenente Manuel Carbonaro hanno guidato i finanzieri che sono arrivati a bloccare la presunta banda del falso, composta anche da insospettabili agricoltori.