"L'indotto ha retto la fabbrica e Eni lo taglia": l'allarme dei metalmeccanici Uil

Gela. “I lavoratori dell’indotto hanno sempre assicurato la piena efficienza della fabbrica e, per tutta risposta, Eni vorrebbe cancellarli. L’azienda ha perso di vista il protocollo siglato nell’esta...

A cura di Super User Super User
09 agosto 2014 06:13
"L'indotto ha retto la fabbrica e Eni lo taglia": l'allarme dei metalmeccanici Uil -
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Calabrese-Vicari.jpgGela. “I lavoratori dell’indotto hanno sempre assicurato la piena efficienza della fabbrica e, per tutta risposta, Eni vorrebbe cancellarli. L’azienda ha perso di vista il protocollo siglato nell’estate di due anni fa e così non va bene”.

Il segretario provinciale della Uilm Nicola Calabrese chiede un passo indietro ai manager di raffineria davanti al paventato ridimensionamento della fabbrica che andrebbe a gravare, appunto, sui tanti operai dell’indotto. Lo ha fatto nel corso del direttivo convocato all’indomani della protesta. “Noi – continua – non dimentichiamo i lavoratori ancora fuori dalla fabbrica, dagli ex Comeco agli ex Implaca, e neanche quelli che attendono di essere assorbiti da Sicilsaldo e Ergo Meccanica”.
Gela come Termini Imerese? Non sembra pensarla in questo modo il segretario regionale dei metalmeccanici Uil Silvio Vicari. “Parliamo di realtà industriali del tutto diverse – ammette – il gruppo Eni si basa su un’ampia partecipazione azionaria statale. Purtroppo, a differenza di ciò che si verificò a Termini Imerese, ho notato l’assenza della città nella vertenza dei lavoratori della fabbrica”. I timori degli operai dell’indotto vengono sposati anche dalla categoria dei chimici, come confermato dall’esponente della Uiltec Maurizio Castania. “Attenzione – dice – il rischio non è solo dell’indotto. Con un eventuale impegno industriale verso la sola bioraffinazione si perderanno decine di posti di lavoro nel diretto. Dobbiamo fare tutti molta attenzione, senza contrapporci”.
E la politica? “Questa – conclude il componente della segreteria regionale della Uil Salvatore Pasqualetto – non è una vertenza come tutte le altre. E’ una vetenza politica prima che sindacale. Per questa ragione, chi ci rappresenta a livello locale deve assumere posizioni forti”.

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