Gela. Lo stato di salute dell’indotto Eni stenta a ritornare su livelli accettabili. Dopo il fermo di un mese scattato a seguito della protesta dei lavoratori contro il paventato piano di ridimensionamento del sito di contrada Piana del Signore e la mobilitazione
dei quindici operai della società Riva e Mariani, ancora in sit in davanti l’ingresso principale dello stabilimento, la campana d’emergenza suona per i dipendenti dell’azienda Elettroclima. Allo stato attuale, solo otto operai su un totale di circa sessanta riescono ad essere impiegati. Non a caso, azienda e sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno optato per la soluzione della cassa integrazione in deroga.
Non mancano, però, gli ostacoli. I lavoratori lamentano ritardi nei pagamenti delle retribuzioni e, così, si è aperto l’ennesimo tavolo di trattativa davanti al prefetto di Caltanissetta Carmine Valente. Una riunione convocata sul tema è stata rinviata a causa di diverse defezioni, legate anche al periodo estivo. Da diverso tempo, il gruppo Elettroclima ha optato per la separazione tra una compagine societaria a responsabilità limitata, quella nella quale è confluita gran parte dei dipendenti in organico, e un’altra in nome collettivo. Già nelle prossime settimane, potrebbero arrivare novità sull’ennesima vertenza aperta tra le aziende impegnate nell’indotto della fabbrica Eni.