Gela. L’ultimo caso si chiama Smim, azienda, da decenni impegnata nell’indotto della fabbrica Eni, che ha avviato la procedura di mobilità per oltre cento operai.
“Il governo nazioanale è latitante…”. I segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil e quelli dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm hanno deciso di prendere ufficialmente posizione. L’indotto Eni sta crollando senza troppe soluzioni in vista. “Denunciamo la latitanza del governo nazionale rispetto ai drammi occupazionali che Gela sta attraversando – sostengono – ulteriormente appesantiti dal silenzio che caratterizza questa fase della vita del governo rispetto ad un tema specifico, cioè riempire di contenuti il decreto area di crisi complessa e tutte le misure derogatorie in grado di ammortizzare sotto il profilo occupazionale e quindi socio-economico il malessere che di giorno in giorno investe i lavoratori”. I confederali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania, insieme ai metalmeccanici Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, si rivolgono anche alla deputazione nissena in parlamento. “Abbiamo la certezza – scrivono – che se c’è una reale volontà politica la vertenza Gela può essere risolta e la volontà politica dovrebbe vedere anche l’interesse dei tre deputati nazionali eletti in provincia di Caltanissetta, Azzurra Cancelleri, Daniela Cardinale e Alessandro Pagano, destinatari della lettera nella quale anche il Comune e la Regione chiedevano un sostegno concreto per risollevare Gela da una situazione che più volte, tra l’altro, ha visto venir meno l’ordine pubblico”.
“Le aziende hanno anche responsabilità sociali”. A questo punto, però, le perplessità sull’attuale stato della trattativa e dei processi d’investimento si concentrano anche intorno ad Eni e alle tante aziende dell’indotto. “L’Eni, a tutti i livelli – continuano – ha il dovere di illustrare con più vigore, determinazione e chiarezza, a tutte le imprese che fanno parte della sua lista fornitori che tra i compiti di ogni impresa c’è anche il ruolo sociale. Motivo che ci induce ad un appello al buonsenso in un mondo che ha legittimamente goduto nell’ultimo trentennio di grandi commesse e che oggi, dentro la più grande crisi mondiale, deve dimostrare di essere impresa, poichè la sensazione che alcune non lo siano è forte ed il territorio non si può permettere di assecondare logiche e scelte che massacrano la vita dei lavoratori”. Nelle scorse settimane, dopo l’avvio della protesta con nuovi sit in lungo le strade d’accesso alla fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, sono stati proprio i segretari confederali e quelli dei metalmeccanici a mediare e ad ottenere la “tregua” nonostante l’assenza di veri impegni sulla ripartenza occupazionale soprattutto nell’indotto. Tra le soluzioni, viene lanciata quella dell’accompagnamento alla pensione per tutti quei lavoratori che ne abbiano i requisiti. “Il governo nazionale decida – concludono – o andiamo noi o arrivi di corsa a Gela con risposte immediate. La mobilitazione generale è come se fosse già iniziata, poichè la mobilitazione delle coscienze è ben presente in tutti i gelesi”.
Il caso Nuova X Gamma in prefettura. Proprio i confederali di Cgil, Cisl e Uil, intanto, hanno chiesto un incontro urgente al prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta. Al centro della questione, il caso Nuova X Gamma. Sono attualmente quattro gli operai licenziati, su un totale di otto lavoratori. L’azienda, però, da mesi non rispetterebbe il protocollo legato a tutte le società che operano nell’indotto Eni. In più occasioni, i lavoratori, compresi quelli licenziati, hanno denunciato continui ritardi nei pagamenti e pressioni anche sotto l’aspetto delle attività svolte in fabbrica.