L’Eni che “ni scrafazza a faccia”, la mafia e i presidi degli operai: si vince o si perde?

 
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Gela. “Ni stanu scrafazannu a faccia! Ma non dobbiamo arrenderci”. Il presidente della regione Rosario Crocetta, in aula consiliare convocato per discutere del caso Eni, ha lanciato pubblicamente la sua personale sfida

al gruppo multinazionale che controlla la raffineria di contrada Piana del Signore. Si chiude oppure si rilancia attraverso la protesta dei lavoratori del diretto e dell’indotto?
“Ricordate tutti – ha proseguito l’ex primo cittadino – che i manager di Eni, negli anni passati, hanno permesso il controllo mafioso degli appalti in fabbrica. Quando c’era la mafia, si andava a regime. Adesso che è stata debellata, Eni vuole chiudere? Dobbiamo resistere a tutto questo”. La conseguenza nel caso di un disimpegno di Eni dalla città, stando allo stesso Crocetta, è semplice da individuare: revoca di tutte le concessioni mineraria in Sicilia. “Se ci sono perdite economiche, e da ciò che mi risulta quelle maggiori sono a Sannazzaro, perché chiudere il sito di Gela?”.
L’intervento in consiglio comunale del presidente della regione, comunque, non sembra ancora la mossa decisiva in un braccio di ferro destinato ad essere molto lungo. Non è da escludere che i sindacati di categoria, l’ente comunale e le altre forze sociali possano costituire un vero e proprio coordinamento per organizzare i prossimi passi.
Le distanze, però, sono ancora troppo marcate. Un’estensione della protesta anche fuori dall’isola? C’è chi ha nel mirino l’assemblea degli azionisti Eni della prossima settimana prevista tra i palazzi milanesi. Intanto, nonostante l’approvazione di un documento ufficiale di sostegno alla protesta, utilizzato anche per chiedere l’intervento del consiglio dei ministri, consiglieri comunali e primo cittadino discutono sulla possibilità di organizzare veri e propri turni ai presidi degli operai: una presenza istituzionale con tanto di fascia tricolore. La proposta arriva dall’esponente Udc Guido Siragusa che, adesso, attende il via libera definitivo dai colleghi e dallo stesso Angelo Fasulo.
Ai presidi si respira un’aria tutt’altro che positiva: molti lavoratori cercano risposte chiare. “Cosa dobbiamo fare da quì alla prossima settimana?”, questo uno degli interrogativi più frequenti. Bloccare i pozzi e le pipeline del Green Stream? Ci sono le risorse per farlo?

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