L’area industriale…senza industrie: Tra le macerie del sogno di Butera

 
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Butera. Milioni di euro versati per agevolare la nascita di nuovi insediamenti industriali in un’area decisamente in difficoltà: della zona industriale di Butera, però, è rimasto ben poco.

Un’area fantasma che non ospita più alcun sito produttivo. Resistono solo le macerie di un futuro che poteva essere e, invece, non è stato. Interi impianti distrutti dall’incuria e dalle azioni organizzate dai gruppi di ladri sempre pronti ad accaparrarsi il maggior bottino.
“Quello della zona industriale di Butera – spiega il segretario provinciale della Flai Cgil Pino Pardo – è stato un vero e proprio bluff. Sono passati diversi anni dal suo varo ma, oggi, non c’è più nulla. La colpa è di tutti, in primis dei politici locali e, inoltre, dei tanti imprenditori che avrebbero dovuto far risorgere la zona”.
Poco, infatti, rimane anche dell’investimento principale: quello portato avanti dal gruppo Zappalà, attraverso le controllate Campi di Sicilia e Caterservice sud. “Uno scandalo – continua il sindacalista – si dovevano agevolare le tante coltivazioni locali e trasformarle in prodotti da inserire nel circuito della grande distribuzione. Invece, ad un certo punto, i dirigenti del gruppo, nonostante avessero utilizzato i finanziamenti dei contratti d’area per creare uno stabilimento all’avanguardia, decisero di far arrivare i prodotti da altre zone dell’isola”.
Tra cancelli divelti e impianti distrutti dalle mani dei ladri, l’amministrazione comunale buterese vorrebbe far ordine nell’attuale marasma.
“Ci stiamo lavorando – spiega il primo cittadino Luigi Casisi – sicuramente, si tratta di progetti difficili da portare a termine. Siamo in fase di consultazione. Alcuni gruppi imprenditoriali ci hanno contattato per cercare di capire se vi sia ancora la possibilità d’insediarsi nella nostra zona industriale”.
La crisi economica che si è abbattuta in questa fase non facilita nuovi interventi. Intanto, le strade della zona industriale continuano ad essere deserte. Solo lo stabilimento del gruppo Zappalà sembra poter resistere ad un’incuria senza fine.
“Che sia chiaro – conclude il sindacalista Pino Pardo – quest’area non può morire. A questo punto, siamo pronti ad una grande iniziativa già per ottobre. Non si possono incassare i contributi pubblici e, subito dopo, gettare al macero anni di sforzi”.
La vegetazione spontanea è diventata la vera protagonista di strade che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto supportare un continuo via vai di lavoratori e prodotti finiti.
 

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