Gela. Lo yard industriale e la stazione per il rifornimento di gas naturale liquefatto sul Mediterraneo. Un bacino di 4 mila lavoratori. I passi da compiere per chiudere definitivamente l’Accordo di programma, però, non mancano di certo. “L’interscambio d’informazioni con il Ministero dello sviluppo economico e con Invitalia – spiega il vice sindaco Simone Siciliano – sta proseguendo. Purtroppo, soprattutto sul fronte occupazionale, ci siamo trovati davanti addirittura alla totale assenza di una lista di disponibilità occupazionale permanente che, invece, avrebbe dovuto vedere la luce già in base ad un protocollo del 2012, firmato da Eni oltre che dalle parti sociali. Stiamo definendo un bacino di almeno quattromila operai rimasti fuori dal ciclo produttivo di Eni o che, comunque, nel corso degli anni hanno svolto attività proprio per conto della multinazionale. Inoltre, il Comune rientra in un circuito territoriale di almeno 418 mila abitanti che è tra le condizioni basilari per definire l’indice di gravità della crisi e ricevere i fondi pubblici previsti in questi casi”.
“Portualità industriale e yard…”. L’amministrazione comunale sta puntando, soprattutto in questa fase, a mettere nero su bianco le possibilità d’investimento alternative a quelle di Eni. “Sicuramente – aggiunge Siciliano – abbiamo ricevuto diverse proposte d’interesse per la gestione della stazione di rifornimento del gas naturale liquefatto. E’ anche vero, inoltre, che dopo il bando per le aree dismesse Eni sono arrivate le proposte di almeno dieci gruppi imprenditoriali. Nei nostri progetti, saranno queste aziende ad iniziare ad assorbire la manodopera rimasta fuori dal ciclo produttivo Eni e che, al momento, non sembra più possibile riutilizzare”. Non è ancora chiaro quale possa essere il bilancio della procedura da quì a fine anno ma la giunta mira ad attrarre eventuali investitori, soprattutto nel settore della logistica. “Il riconoscimento dell’area di crisi complessa – conclude l’assessore – ci permette di adottare misure molto importanti come un regime fiscale agevolato per i gruppi aziendali che scegliessero d’investire in quest’area. Ovviamente, puntiamo molto sul rilancio della portualità industriale e, in tutto questo, rientra anche lo yard per le costruzioni metalmeccaniche”.