Indotto Eni, il “mistero” dei contratti di secondo livello: i dubbi degli operai

 
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Gela. Le vertenze esplose tra i lavoratori dell’indotto della fabbrica Eni sembrano ancora lontane da una vera e propria conclusione. Adesso, infatti, rischia di creare gravi fratture il caso  dei contratti di secondo livello, l’insieme di accordi che permettono agli operai di conseguire le retribuzioni per ore straordinarie, malattie ed altre indennità.

La questione continua a tenere banco soprattutto nelle trattative con i responsabili delle due aziende aggiudicatarie del contratto quadro di manutenzione in raffineria, Sicilsaldo ed Ergo Meccanica. Tra i primi quarantacinque operai, ex Tucam e Smim, che dovrebbero essere assorbiti dalle neo entranti si fa sempre più forte il timore di non ottenere il riconoscimento di un secondo livello da sempre previsto nelle intese tra sindacati e aziende dell’indotto. Quindi, firmare o non firmare gli accordi che andrebbero a legarli alle nuove imprese? Al momento, la situazione appare decisamente confusa anche sul fronte delle trattative avviate sul fronte sindacale. La gran parte degli operai già contattati da Sicilsaldo ed Ergo Meccanica vorrebbero mantenere gli stessi diritti già riconosciutigli dai precedenti datori di lavoro. Non a caso, si sono rivolti ai rispettivi rappresentanti sindacali. Il vero timore è quello di accettare un’intesa a perdere soprattutto sul fronte retributivo. Meglio il lavoro, immediato e sicuro, oppure il rispetto degli accordi di legge? Difficile dirlo soprattutto in una fase caratterizzata dall’evidente precarietà occupazionale, sia in fabbrica che fuori dal perimetro del sito di contrada Piana del Signore. Intanto, non è da escludere che dalla prossima settimana gli stessi operai ex Tucam e Smim possano riavviare nuove mobilitazioni.

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