Gela. Un’indagine lunga e complessa condotta nonostante la carenza di risorse economiche e di personale: ad ammetterlo, è il procuratore della repubblica Lucia Lotti.
“Purtroppo – spiega il magistrato – non ci troviamo in condizioni brillanti sul piano delle risorse. Nonostante ciò, siamo riusciti a ricostruire gli spostamenti di questo gruppo e le azioni messe a segno, quasi esclusivamente, di notte”.
Il procuratore capo, sotto questo profilo, rilancia la questione dei tagli d’organico al personale in servizio in tribunale.
“Diciamo – spiega – che la riorganizzazione degli uffici giudiziari non riguarda solo quelli locali, si tratta di un progetto ministeriale che dovrà ancora superare il vaglio del Consiglio superiore della magistratura. Ma, per certi aspetti, rischiamo di perdere il contatto con questo territorio. Riduzioni, peraltro, decise nonostante l’accorpamento con Niscemi”. Il timore del magistrato è quello di perdere una battaglia che, a piccoli passi, si sta dirigendo verso una strada tutt’altro che impervia.
“Scelte di questo tipo – spiega – non possono essere calte in contesti dove diventa essenziale riprendere il rapporto con il tessuto sociale”.
I sei arrestati nell’operazione “Musa” sono stati costantemente seguiti per diversi mesi. “Ci siamo concentrati sui loro movimenti – ammette il dirigente Giuseppe Pontecorvo – e, di conseguenza, li abbiamo pedinati prevalentemente durante le ore notturne”.
Il gruppo sgominato, in ogni caso, non avrebbe avuto alcun legame con organizzazioni più strutturate. “Sono giovani che operavano insieme – conclude l’altro dirigente di polizia Gaetano Cravana – solo per sfruttare precise occasioni e, di conseguenza, rivendere sistematicamente la refurtiva”.