Gela. Tre anni fa, quando a Comunelli si verificò l’incidente mortale costato la vita all’agrigentino Giovanni Cusumano, ci sarebbero state irregolarità. E’ stato spiegato, in settimana, nel corso dell’esame testimoniale di uno degli ispettori del lavoro intervenuto nell’area dell’incidente. Cusumano venne travolto dal bobcat che stava manovrando. “In quel punto – è stato riferito – c’era una pendenza dell’ottanta per cento e il mezzo non era idoneo. Era più piccolo di una vecchia Fiat 500”. Per il testimone, “gli scavi a trincea” dovevano essere eseguiti “manualmente”. Invece, si decise di usare il mezzo. “Il lavoratore non fu informato e formato e non sapeva a cosa andava incontro”, ha ribadito. Per Cusumano, non ci fu nulla da fare. Morì schiacciato.
Sono a processo, davanti al giudice Miriam D’Amore, Giovanni Messina (tra i riferimenti della società che aveva ottenuto l’appalto per conto della Regione), Calogero Palumbo Piccionello (ricopriva la funzione di direttore tecnico) e un altro operaio Giuseppe Schembri (al quale viene contestata l’accusa di favoreggiamento). Lo scorso anno, fu disposto il rinvio a giudizio. Per le difese degli imputati, invece, il lavoratore deceduto sarebbe stato assai esperto e secondo questa linea sarebbe stato scelto proprio per la sua capacità. La procura, è certa che l’intera filiera di quei lavori venne organizzata senza rispettare la disciplina in materia di prevenzione. I familiari della vittima sono costituiti parti civili con i legali Carla Sgarito e Giacomo Triolo. L’inchiesta venne avviata rispetto all’ipotesi di omicidio colposo. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Salvatore Pennica e Arnaldo Faro.