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Inchiesta hacker, "Miano collabora con la giustizia": "Ha permesso nuovi sequestri"

Il ventiquattrenne era riuscito, grazie alle sue capacità, a bucare i sistemi di sicurezza informatica anche del Ministero della giustizia, anzitutto allo scopo di monitorare fascicoli e informazioni che riguardavano indagini a suo carico

A cura di Rosario Cauchi
08 giugno 2025 10:00
Inchiesta hacker, "Miano collabora con la giustizia": "Ha permesso nuovi sequestri" -
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Gela. Lo scorso anno fu il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, a spiegare come si arrivò all'arresto dell'informatico gelese Carmelo Miano. Il ventiquattrenne era infatti riuscito, grazie alle sue capacità, a bucare i sistemi di sicurezza informatica anche del Ministero della giustizia, anzitutto allo scopo di monitorare fascicoli e informazioni che riguardavano indagini a suo carico. L'inchiesta fu coordinata dalla procura partenopea. Lo stesso magistrato, negli scorsi giorni, durante il festival “èStoria” di Gorizia, ha spiegato che Miano oggi collabora con i magistrati. Attraverso le sue ammissioni e la conoscenza dei canali più complessi del web e non solo, “è stato possibile sequestrare 34 milioni in bitcoin”, così ha riferito Gratteri. Già durante l'indagine che ha toccato Miano, l'attenzione degli inquirenti si concentrò su un flusso di criptovaluta da circa sei milioni, nella piena gestione dell'informatico e di suoi contatti, a loro volta indagati dai pm. Come indicato da Gratteri, Miano ha scelto la strada della collaborazione con la giustizia. La sua posizione, rispetto all'inchiesta che ha portato all'arresto, dovrebbe essere definita con un patteggiamento, favorito appunto dalla decisione di collaborare. Attraverso le ammissioni e le informazioni messe a disposizione dal giovane, per pm e forze dell'ordine è stato più facile innestarsi nel complesso sistema del dark web. Il pm ha aggiunto che l'ammontare in criptovalute sequestrato verrà convertito in euro, per il trasferimento al fondo unico giustizia.

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