Gela. Ieri, lo hanno spiegato il procuratore capo Salvatore Vella, il pm Luigi Lo Valvo e il dirigente di polizia Felice Puzzo. L’inchiesta “H24 store” è molto più ampia del solo episodio legato al presunto possesso di una mitraglietta, pare destinata a prevenire ritorsioni dal gruppo facente capo al presunto boss Giuseppe Tasca. Sono almeno una ventina i soggetti finiti all’attenzione degli inquirenti. In questa prima costola di indagine, la figura di riferimento è quella del trentanovenne Giuseppe Di Noto. Da alcuni anni, gli inquirenti avevano puntato l’obiettivo su di lui. Lo spaccio di droga, monitorato dai poliziotti, è la chiave, ancora una volta. C’è chi organizzò una rapina ai danni di un grossista di prodotti ittici pur di avere contante per ripagare un debito di droga contratto proprio con Di Noto.
Le intercettazioni, indicate come essenziali dagli investigatori, hanno dato la prova considerata decisiva per la disponibilità della mitraglietta, costata non meno di tremila euro e che per gli inquirenti Di Noto avrebbe nascosto, insieme ad altri coinvolti, in un’area rurale, forse un terreno. “L’arma da guerra” doveva essere la credenziale per prevenire azioni ritorsive dal gruppo riconducibile a Tasca. Tutto sarebbe scaturito da un alterco in una discoteca della zona di Marina di Ragusa. Le contestazioni vengono mosse inoltre al presunto armiere Massimo Curva’ e ancora a Carmelo Ascia, Rocco Azzolina e Tiziano Iraci, quest’ultimo avrebbe messo a disposizione il terreno per nascondere la mitraglietta, ad oggi non ritrovata.