Gela. L’arresto, eseguito dalla guardia di finanza in seguito ad un’ordinanza dei magistrati della procura, risale allo scorso aprile. Dopo circa quattro mesi, l’imprenditore cinquantunenne Massimo Barranco ha lasciato il carcere. I giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta hanno accolto l’appello avanzato dai difensori, gli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano. L’imprenditore fu inizialmente sottoposto ai domiciliari, ma a causa di una violazione della misura, fu disposta la detenzione in carcere. Ora, ritorna ai domiciliari, come hanno stabilito i magistrati nisseni. La difesa ha sostenuto l’assenza delle condizioni per giustificare la detenzione carceraria. Barranco è coinvolto nell’inchiesta sulla bancarotta dell’azienda “Eurograni”. Secondo gli investigatori, avrebbe distratto ingenti fondi, trasferendoli nel patrimonio di un’altra società, la “Mediterranea”, con sede a Catania e uffici anche in città. Il gruppo guidato da Barranco ha avuto notevole peso commerciale nel mercato del brokeraggio internazionale dei grani. La “Eurograni”, però, andò incontro al fallimento e secondo le accuse l’imprenditore, ben consapevole delle scelte, decise di sottrarre i fondi, per impiegarli nella “Mediterranea”, che di fatto sarebbe stata sempre sotto il suo controllo. Le indagini proseguono, in attesa delle determinazioni dei pm della procura.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche professionisti che fecero parte del collegio dei revisori della “Eurograni” (per alcuni di loro il riesame ha annullato le misure interdittive imposte). Barranco si era difeso, parlando per diverse ore davanti al gip del tribunale, che lo scorso aprile lo sentì durante gli interrogatori di garanzia. L’imprenditore, accusato anche di autoriciclaggio, e i suoi legali escludono operazioni illecite.