Gela. Il Ministero dell’Ambiente, direzione per le valutazioni ambientali, ha diffidato la Raffineria Gela (RaGe) a cedere energia ai consediati. La direttiva, notificata la scorsa settimana, potrebbe sfociare con la sospensione dell’attività di estrazione petrolifera e di bonifica del territorio.
Un ulteriore ridimensionamento del sito industriale che dal tre mesi ha subito il fermo delle linee produttive resosi indispensabile, per ragioni tecniche, a seguito dell’incendio agli impianti topping1 e coking1. Un duro colpo per la Raffineria di contrada Piana del Signore che, proprio a causa delle lungaggini per il riesame del rilascio dell’autorizzazione Aia, da novembre ha dovuto congelare l’importante investimento di 700 milioni di euro per ammodernare e rendere più sicuri gli impianti avviando una conversione alla produzione di gasoli per autotrazione di alta qualità.
La situazione di particolare crisi del sito industriale del colosso energetico Eni sarà sottoposta, lunedì prossimo, all’attenzione del presidente Crocetta il quale incontrerà tutte le parti che ventiquattrore dopo, in sede di conferenza di servizio a Roma, saranno chiamate a esprimersi sul riesame dell’Aia. Alla base del ragionamento le contestazioni, non troppo velate, da parte dei rappresentanti della provincia i quali si erano opposti alla proposta avanzata dai vertici della Raffineria.
I manager Eni chiedono di valutare il valore massimo di sostanze inquinanti immesse nell’aria prevedendo un calcolo ponderale tra la produzione di energia elettrica (fissata a 400) e quella della raffinazione (700). Nell’ufficio di presidenza regionale, a Palazzo D’Orleans, Crocetta, alla presenza degli assessori regionali e dei dirigenti dei settori Territorio e Ambiente e Attività produttive, incontrerà Angelo Fasulo (sindaco di Gela), Raffaele Sirico (commissario straordinario della provincia), Carmelo Turco, (presidente Confindustria Centro Sicilia), la direzione della Raffineria Eni, le segreterie regionali e territoriali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
E’ stato inserito solo un punto all’ordine del giorno, la discussione delle problematiche del petrolchimico di contrada Piana del Signore. Secondo i soliti bene informati i vertici Eni avrebbero già deciso di ridimensionare l’investimento di 700 milioni sottoscritto con un accordo, dirottando una parte delle somme verso altri siti cosi come sta avvenendo con i circa mille dipendenti del diretto della Raffineria. Di questi quasi 200 avrebbero chiesto e ottenuto la possibilità di lavorare in altre raffinerie Eni, in Italia e all’estero.
A fine mese, circa 50 lavoratori potrebbero accettare la proposta di operare a bordo della motonave “Firenze Pfso” attualmente ormeggiata al porto di Brindisi. Si tratta di una sorta di raffineria off-shore.