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Il flop sfiducia, Panebianco ricuce con i suoi: Di Modica, "intimidita da Scerra e Cirignotta"

Gela. Erano tra i sostenitori della mozione di sfiducia bis al sindaco Domenico Messinese, ma in aula hanno deciso di ritirare le loro firme, facendo decadere l’atto. A poco più di una settimana dalla...

A cura di Redazione
30 dicembre 2017 21:00
Il flop sfiducia, Panebianco ricuce con i suoi: Di Modica, "intimidita da Scerra e Cirignotta" -
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Gela. Erano tra i sostenitori della mozione di sfiducia bis al sindaco Domenico Messinese, ma in aula hanno deciso di ritirare le loro firme, facendo decadere l’atto. A poco più di una settimana dalla seduta che ha garantito la permanenza del primo cittadino in municipio, Giovanni Panebianco e Angela Di Modica allontanano possibili ombre e sospetti. Il consigliere di DiventeràBellissima ha chiarito la sua posizione, sia con i colleghi del movimento sia, addirittura, con il presidente della Regione Nello Musumeci. L’ha fatto nel corso di un incontro palermitano, privato, che i consiglieri del movimento, compresi Vincenzo Cascino e Anna Comandatore, hanno avuto proprio con Musumeci. “Non era un incontro organizzato per discutere del mio destino politico – ha detto al termine della riunione lo stesso Panebianco – ho ribadito quanto sostenuto in aula, nel corso del mio intervento. Per il resto, la mia esperienza politica prosegue con DiventeràBellissima, all’opposizione della giunta, anzi stiamo già organizzando le strategie in vista delle prossime scadenze elettorali”. Quindi, “crisi” rientrata tra i fedelissimi di Musumeci che, al momento del ritiro della firma, sembravano aver imboccato la strada della resa dei conti interna.

“L’atto era nullo”. Angela Di Modica, invece, dopo le esperienze in Gela Città e Adesso Gela, al momento si muove nel gruppo misto ed ha, per prima, ritirato la sua firma alla mozione di sfiducia. Il presidente della commissione bilancio, però, conferma che quell’atto non poteva essere votato. “Rifarei la stessa scelta”, ribadisce. “Quando è emersa dai giornali la notizia di un difetto di notifica – scrive in una nota – perché il testo della mozione di sfiducia non era stato inviato al sindaco, agli assessori e neanche ai consiglieri comunali non firmatari, mi sono subito premurata di confrontarmi con il presidente del consiglio per farle presente che per me l’atto era nullo, perché viziato nella procedura delle notifiche, tanto da produrre la nullità dell’atto, inficiando la regolarità dell’esito della seduta. Ho informato anche altri consiglieri e lo stesso ha fatto il consigliere Giovanni Panebianco. Quindi tutti eravamo informati e tutti hanno chiesto lumi ad avvocati amministrativisti”.

Ascia, Cirignotta e Scerra. Per l’indipendente, le responsabilità sono soprattutto del presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia. “Uno degli elementi essenziali dell’atto amministrativo è l’indicazione del destinatario ed in caso di sua mancata indicazione l’atto è nullo – scrive ancora – pertanto, appare evidente che l’ufficio di presidenza non abbia verificato, senza notificare l’atto al sindaco ed inoltre, poiché garante delle prerogative dei consiglieri comunali, il presidente andrebbe censurato per non aver indicato al consigliere proponente che l’atto fosse viziato sul nascere, privando così i consiglieri del diritto di discutere la mozione in aula”. Il presidente della commissione bilancio, quindi, ha fatto un passo indietro a tutela dell’ente ma sarebbe stata subito pronta a firmare una nuova mozione, questa volta da notificare secondo i criteri. Al consigliere non è bastata neanche la valutazione del segretario generale Salvatore Pignatello che non ha bocciato l’atto, anzi autorizzando l’eventuale fase di voto. Di Modica, invece, sarebbe stata addirittura intimidita da due “compagni” di mozione, il forzista Salvatore Scerra e l’altro indipendente Vincenzo Cirignotta. “Dopo le aggressioni di cui sono stata vittima e sotto gli occhi dei cittadini e delle forze dell’ordine presenti quel giorno in aula – si legge ancora – mi sarei aspettata dal presidente Ascia un provvedimento disciplinare nei confronti dei colleghi Vincenzo Cirignotta e Salvatore Scerra che con fare intimidatorio ed aggressivo hanno tentato di non farmi ritirare la firma. Evidentemente il presidente del consiglio aveva altro a cui pensare. La mozione a mia insaputa venne blindata, nonostante fossi stata io a fornire il testo presentato nel mese di luglio su richiesta di esponenti di spicco del centrodestra poiché ritenuta la mozione meglio argomentata. Ho firmato la mozione di sfiducia a condizione che fosse condivisa da tutti i consiglieri comunali. Ero stata rassicurata che non si facesse pubblicità agli organi di stampa e non venisse protocollata all’ufficio di presidenza del consiglio, se non prima di aver raggiunto almeno quota ventidue consiglieri Durante una seduta d’aula, il centrodestra però si è riunito, cercando di coinvolgermi in un patto interno definito poi da Vincenzo Cirignotta patto di sangue. Venuta a conoscenza di quel patto mi sono sottratta e sono fuggita da quella riunione. Il giorno seguente venni a conoscenza che l’atto era stato protocollato ed a mia insaputa”. L’indipendente sarebbe stata vittima pure del giornalismo locale. “L’aggressione mediatica è stata favorita dal giornalismo locale – dice ancora – del tutto privo di capacità di analisi politica, sociologica e tantomeno giuridica, seguendo un ben delineato copione”.

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