Il drammatico incidente di via Recanati, morì il tredicenne Giovane: chiesti due anni per l’imputato

 
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Angelo Giovane era in sella alla sua bici elettrica

Gela. Un “concorso di colpa” ma fu fatale il contatto tra una spalla del giovane Vincenzo Tilaro e il gomito del tredicenne Angelo Giovane, morto a causa di una caduta in via Recanati, mentre era in sella alla sua bici elettrica. Il pm Tiziana Di Pietro, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per Tilaro. L’accusa è di omicidio stradale per quanto accadde quel pomeriggio. “Giovane aveva iniziato a impennare, in sella alla sua bici – ha spiegato il pubblico ministero – a un certo punto si aggiunse Tilaro in sella allo scooter, senza assicurazione e senza patentino”. La dinamica fu ricostruita attraverso le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Per la procura, Tilaro entrò a contatto con Angelo Giovane. Il tredicenne perse l’equilibrio finendo a terra. Fatale sarebbe stato l’impatto sul selciato, con un contraccolpo alla testa. “Cercò di alzarsi ma poi si accasciò a terra – ha continuato il pm – è stata una tragedia per due famiglie, quella del tredicenne drammaticamente deceduto e quella dell’imputato. Dirimente è stata la perizia autorizzata dal giudice”. La condanna indicata dal pubblico ministero è stata sostenuta inoltre dalla parte civile, con l’avvocato Michele Liuzzo, per conto della società “Giesse risarcimento danni”. Il legale, che rappresenta il nonno della vittima, ha ricostruito alcuni aspetti della dinamica, ribadendo che ci furono responsabilità dell’imputato. L’impatto, secondo l’accusa determinante, si sarebbe concretizzato nell’istante dell’ultima impennata di Giovane con la sua bici elettrica. La traiettoria dell’Honda Sh condotto da Tilaro sarebbe stata modificata proprio dalla presenza della bici. L’impatto tra i due avrebbe poi determinato la drammatica caduta. Ha escluso responsabiità dell’imputato, il legale Luigi Cascino, nell’interesse di Unipol Sai per il fondo di garanzia vittime della strada.

La difesa di Tilaro, con l’avvocato Carmelo Tuccio, ha sottolineato l’assenza di elementi per contestare addebiti. “Non c’è stato un contatto”, ha precisato. Anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza, secondo il legale, non darebbero alcuna certezza. “Ci fu una causa sopravvenuta e Tilaro fece di tutto per evitarlo”, ha detto ancora il difensore. Il giudice Martina Scuderoni emetterà la decisione a marzo.

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