Palermo. Nervi tesissimi tra Rosario Crocetta e la sua maggioranza. Il governatore della Sicilia si sente ‘traditò da Pd e Udc dopo che questa notte all’Assemblea regionale, impegnata nell’esame della manovra finanziaria, è passato un emendamento che assegna 700 mila euro al corpo dei vigili urbani di Messina.
Una norma voluta da un gruppo di parlamentari messinesi che, secondo il presidente della Regione, non rientrava nel patto tra maggioranza e opposizione sancito per spianare la strada alla legge di stabilità entro oggi, ultimo giorno utile per varare la manovra (scade l’esercizio provvisorio) e scongiurare il commissariamento.
L’accordo, spiega Crocetta, era quello di evitare la presentazione in aula di emendamenti «pro-deputato», norme che rappresentassero interessi di parte legati a bacini elettorali dei singoli parlamentari. E invece, nel cuore dei lavori d’aula, è spuntato l’emendamento sostenuto da quattro deputati (tre del Pd e uno dei Drs, gruppo che sostiene il governo) e votato in aula, seppure con una correzione in corsa grazie a un sub-emendamento dei 5stelle che ha ridotto da 1,2 mlna 700 mila euro il contributo all«emergenza trafficò nella città dello Stretto. Ma il caso ormai era innescato. Il clima a sala d’Ercole si è infiammato di colpo. Nicola D’Agostino (Udc) per primo ha gridato al »tradimento« degli accordi, poi è stata un escalation di tensione tra deputati. E in coda una decina di emendamenti, tutti di tipo localistico che avrebbero messo a serio rischio l’intera manovra.
A quel punto Crocetta ha accusato Pd e Udc di non sapere gestire i propri deputati e ha parlato di norme che in realtà sono veri e propri »aiuti di Stato«. »Tutto questo è inammissibile, non lo consento«, ha urlato in aula il governatore. »Siamo in Parlamento per approvare norme di carattere generale che riguardano i siciliani e non provvedimenti su misura di bacini elettorali dei singoli deputati – dice Crocetta all’ANSA fuori dall’aula – A questo punto penso proprio che presenterò una apposito disegno di legge per mettere un pò d’ordine a questo andazzo«. I toni esasperati in aula hanno costretto il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone (Udc), a sospendere i lavori e ad aggiornarli a domattina. Ma sarà una corsa contro il tempo, sono ancora tante le norme da esaminare, tra cui quella che riguarda i precari ex Pip, oltre tremila persone che per tutta la giornata hanno tenuto sotto assedio il Palazzo durante i lavori parlamentari.
Probabilmente Crocetta prima di tornare in Assemblea pretenderà un chiarimento dalla sua maggioranza. Quando lascia Palazzo dei Normanni, il governatore è furioso e scuro in volto. Per la prima volta dall’inizio della legislatura s’è scontrato con le dinamiche che contraddistinguono l’Ars soprattutto quando c’è da approvare la finanziaria, dove le risorse sono poche e gli appetiti tanti. La Regione ha pochi soldi in cassa, nel fondo globale per finanziarie leggi di spesa da qui alla fine dell’anno non ci saranno più di 10-15 milioni di euro. E la finanziaria, allora, rappresenta una delle poche chance per i deputati di dare risposte ai territori. Di fronte ci sono due metodi contrapposti: da un lato la ‘rivoluzionè di Crocetta che pensa a misure generaliste, dall’altro la legittima aspirazione dei parlamentari di rispondere alle aspettative che giungono dalle realtà locali. »Anch’io avrei potuto presentare emendamenti per Gela o per Ribera – tuona il presidente della Regione – ma non è questo l’obiettivo del mio governo. Deve essere chiaro a tutti«.