Gela. Per i magistrati antimafia di Caltanissetta e Roma era ormai diventato lui il nuovo capo della famiglia Rinzivillo, dopo aver preso il testimone dai fratelli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. Il sessantenne Salvatore Rinzivillo, già condannato (anche se non in via definitiva), nei giudizi scaturiti dall’inchiesta “Extra fines”, è attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. Il carcere duro gli è stato imposto dopo l’arresto. Difeso dall’avvocato Roberto Afeltra, già diversi mesi fa aveva avanzato reclamo, per ottenere la revoca del regime speciale di detenzione. Il suo caso verrà trattato dai giudici del tribunale di sorveglianza di Roma. Il legale che lo rappresenta ritiene che non ci siano le condizioni per giustificare l’isolamento del 41 bis. L’udienza è stata fissata per fine mese e verranno esposte le ragioni della richiesta avanzata ai giudici capitolini. Rinzivillo è già stato condannato a dieci anni di reclusione (in attesa della Cassazione) per il filone “Druso” e a venti anni dal gup del tribunale di Caltanissetta (in primo grado) per l’inchiesta madre “Extra fines”.
La difesa è convinta che non ci siano elementi per ritenere che il sessantenne fosse al comando di un clan. Poche settimane fa, sempre i pm della Dda di Caltanissetta, nel corso del giudizio abbreviato scaturito dal blitz “Cleandro”, ne hanno chiesto la condanna a diciotto anni di detenzione. Sul regime del carcere duro, la parola passa ai magistrati di Roma.