Gela. La vertenza avviata, per primi, dai lavoratori dell’indotto Eni sta attraversando una fase di rallentamento, soprattutto sul piano delle azioni di protesta. Le cartoline distribuite in centro. La prossima settimana, però, la mobilitazione potrebbe riprendere vigore, estendendosi ad altri obiettivi sensibili. Intanto, i sindacati confederali e quelli di categoria si sono dati appuntamento per avviare la distribuzione delle circa centomila cartoline da spedire al premier Matteo Renzi, un’iniziativa simbolica che mira ad attirare l’attenzione del governo sul caso Gela.
Sudelettra acquisisce commese in Francia ed Arabia Saudita. A risentire del fermo dei cantieri e del rischio che saltino del tutto gli investimenti della multinazionale in città sono, comunque, soprattutto le aziende dell’indotto. Negli scorsi giorni, i segretari provinciali del metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm hanno chiuso una serie di accordi che permetteranno ai lavoratori di Smim, Remosa, Termoclima e Sclas di ottenere la copertura della cassa integrazione in deroga anche per il mese di dicembre già trascorso. Per Smim e Remosa è stato necessario attivare la copertura facendo leva sul 5% del fondo messo a disposizione per gli ammortizzatori sociali in deroga. Poche notizie, al momento, arrivano sul fronte Eurocoop, tra le aziende con un maggior numero di dipendenti fra quelle impegnate nell’indotto. In questo caso, si attendono indicazioni sia a livello ministeriale sia dall’amministratore giudiziario del gruppo che dovrà valutare l’ipotesi di accesso ad altri ammortizzatori sociali. Una schiarita, anche se la richiesta di mobilità non è stata comunque ritirata, arriva nella vicenda della Sudelettra. Il management del gruppo ha comunicato di aver acquisito nuove commesse sia in Francia sia in Arabia Saudita. Così, almeno stando all’intesa parziale raggiunta con in segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, i circa 35 operai destinati al taglio verranno assegnati ai cantieri appena ottenuti. Una soluzione tampone che, come per molte altre aziende dell’indotto, non risolve di certo lo stato di crisi oramai generalizzato.