I legami “pericolosi” del maresciallo Primo, in aula difese: decisione a giugno

 
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Gela. Per molti dei loro assistiti il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro, lo scorso febbraio, aveva chiesto l’assoluzione, ritenendo poco consistenti gli elementi emersi durante la lunga attività istruttoria. Le vicende che ruotano intorno alla figura del maresciallo dei carabinieri Giovanni Primo sono ritornate davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore. E’ stata la volta dei difensori, in un’aula appositamente organizzata per adottare le misure anti-Covid. Oltre a Primo (per lui la richiesta di condanna è di dieci anni e cinque mesi di reclusione), sono a giudizio Giuseppe Catania (per lui è stata chiesta la condanna a due anni di reclusione), Roberto Motta, Daniele Russello, Ernesto Licata D’Andrea, Orazio Spadaro, Angelo D’Andrea, Giacomo D’Andrea, Andrea Alessi, Roberto e Rocco Di Caro (nei loro confronti è stata avanzata richiesta di assoluzione). I legali Carmelo Tuccio, Maurizio Cannizzo, Nicoletta Cauchi, Giacomo Ventura, Angelo Licata e Francesco Cottone hanno ripercorso, ognuno per le posizioni dei rispettivi assistiti, le contestazioni mosse dai pm della Dda nissena. Secondo le accuse, adesso riviste in maniera sostanziale, avrebbero tutti orbitato intorno a Primo. Il carabiniere, ritengono gli investigatori, gli assicurava una sorta di tutela, intervenendo per aggiustare vertenze lavorative e cause civili, ma anche per impedire danneggiamenti o possibili ritorsioni.

Secondo le accuse, il maresciallo avrebbe avuto stretti rapporti con il clan di Peppe Alferi. La difesa del militare (sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra), che in passato ha rivestito incarichi importanti nel reparto territoriale, concluderà alla prossima udienza, fissata per giugno. L’avvocato Davide Limoncello, che invece rappresenta una delle parti civili, ha spiegato che il ruolo del maresciallo sarebbe stato determinante nel danneggiare una delle vittime del presunto “sistema” ricostruito dagli inquirenti. Avrebbe testimoniato seguendo le indicazioni di Catania, in un procedimento avviato da un ex dipendente. Versioni “aggiustate”, facendo pesare i gradi di carabiniere. Parti civili sono inoltre il Ministero dell’interno e quello della difesa, con il legale dell’avvocatura dello Stato Giuseppe Laspina.

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