Gela. Di Luigi Greca e della sua famiglia, in più di un’occasione, ho cantato le lodi, soprattutto in riferimento a ciò che può essere considerato un prodigioso recupero: quello della villa “arancione” di via Ettore Romagnoli; Villa che, a causa dell’usura del tempo e dell’incuria degli uomini, rischiava letteralmente di implodere. Oggi, la villa è un gioiello salvato alla Storia, alla Bellezza e alla Città. Ma, benché il mio rapporto con Luigi Greca si sia consolidato nel tempo per una naturale stima reciproca, rapporto nato su un’amabile ironia, non ho mai voluto ficcare il naso nella sua attività di imprenditore. Ho, però, subito capito di aver incrociato una vita non comune. E per vita mi riferisco soprattutto al suo Daimon, ossia la forza, la vocazione, la chiamata o voce interiore che ne ha orientato il destino sin dalla giovanissima età, allorquando decise di portare con sé in Africa la giovane moglie e i suoi due preziosi fagottini: i figli Michele e Rita. Insomma, quel tipo di Daimon che fa grandi taluni personaggi. Poi i rosseggianti e immensamente estesi tramonti dell’Africa gli hanno affinato lo sguardo. Da quel momento, i componenti della famiglia Greca sono diventati cittadini del mondo. Sin dal nostro primo incontro, Luigi Greca mi ha parlato di progetti di grande respiro. E ancora qualche settimana fa mi ha indicato sul tavolo del suo studio, allineati, i relativi carpettoni nei quali altri progetti scalpitano come cavalli in procinto di lanciarsi nella corsa. Non è facile sentirlo parlare di progetti, senza che tu senta qualcosa che ti si rimescoli dentro, senza che ti faccia consapevole del fatto che i tuoi sogni siano sempre stati di dimensioni risibili. Luigi Greca ha sempre avuto un rapporto confidenziale col futuro e con ogni tipo di colonne d’Ercole. Ha fatto fortuna a Gela, città che lo ha benevolmente accolto e adottato, ma di questa fortuna ha beneficiato soprattutto la città (quando parlo di Luigi Greca è sottinteso anche il riferimento alla famiglia, la quale meriterebbe un capitolo a parte. Ricordo che i figli Michele e Rita costituiscono, oggi come ieri, i pilastri della Ascot Industrial e continuano a farne la fortuna. Ma una nota a parte merita la signora Maria, che ha tra l’altro introiettato i grandi valori della cultura classica, per il grande apporto che continua a dare alla causa e attorno alla quale gira il mondo dei Greca. Luigi Greca avrebbe oggi tutto il diritto di adagiarsi sugli allori, ma il suo tempo e il senso del suo vivere non avrebbero più alcun valore se non venissero continuamente colmati con nuovi sogni e progetti. Il suo sguardo non si è mai fermato all’orizzonte, ma come fanno i poeti e gli artisti, ne ha travalicato il convenzionale limite e si è fatto nocchiero di nuove avventure.
Mi sono concesso questa striminzita presentazione dei Greca per introdurre l’argomento per cui sto intervenendo. Come tanti già sapranno, è uscita la classifica delle imprese italiane maggiormente impegnate nel potenziamento dell’export italiano, nel quale continua a farla da padrone il comparto della meccanica. Nel 2020, in piena tempesta pandemica, in un contesto internazionale piuttosto problematico, Il Sole24 Ore e la Statista, società leader mondiale nell’analisi dei dati, hanno indetto, via online, una sorta di concorso per soli titoli; punto qualificante: la quota export del loro giro di affari, per scoprire i nomi delle imprese italiane che maggiormente orientano verso l’estero le loro produzioni industriali. Vi hanno partecipato oltre nove mila imprese italiane. Dopo una poderosa quanto severa prima scrematura, solo duecento imprese sono risultate degne di essere inserite in una sorta di finale di prestigio e di eccellenza. Ebbene, tu ti aspetti di vedere in cima alla classifica una delle innumerevoli e celebrate imprese del Nord, ed invece vi trovi da incoronare regina dell’anno un’impresa del profondo Sud, e precisamente, la Ascot Industrial di Gela. Questo strepitoso risultato (da considerarsi un gradino appena sotto di una vittoria olimpica) è stato possibile perché la gelese Ascot Industrial, sempre all’avanguardia nell’innovazione tecnologica al punto che una sessantina di Paesi del Mondo ne traggono, e non da ora, servizi di prim’ordine, fornisce ai Paesi esteri il 99,34% della sua produzione. Si tratta di generatori di energia ibridi, pioneristicamente e interamente costruiti a Gela e immessi nel mercato mondiale già nel 2007, capaci di alimentare i sistemi di comunicazione di 59 Paesi sparsi nei cinque continenti. Tanto per fare qualche esempio, la Ascot Industrial opera per Vodafone, l’americana Verizon Comunication, l’Ooredoo Group degli Emirati e per altri giganti delle telecomunicazioni. Un operatore della Ascot Industrial, non sapendo e non volendo nascondere un moto di orgoglio per i risultati raggiunti dall’azienda, ha sottolineato come questi generatori di energia integrano le fonti di energia rinnovabili con motorini termici e sistemi di accumulo. Questo ha consentito, tra l’atro, di fornire sistemi tecnologici per la sicurezza dei confini dello Stato di Israele; come pure, di fornire sistemi per la ricarica delle batterie di sommergibili all’attracco, di portare, persino nei deserti, le sue “macchine” per dare la possibilità di comunicare coi telefonini. Senza contare l’immenso quanto delicatissimo lavoro diplomatico fatto dai Greca, (in questo contano anche le ragioni geopolitiche), per convincere i colossi della comunicazione e degli Stati interessati dell’assoluta bontà del prodotto offerto. In questa incredibile e fascinosa storia dei Greca, ciò che mi ha fatto credere di essere di fronte al qualcosa che confina con la magia, è il fatto che il centro nevralgico dell’attività dell’Ascot Industrial risiede proprio a Gela, potendo monitorare, in tempo reale e in ogni momento del giorno e della notte, l’attività dei suoi manufatti sparsi nel mondo e, di conseguenza, intervenire tempestivamente qualora dovesse sorgere qualche problema. Tutto questo sta a significare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della solidità della struttura e del formidabile team di quasi ottanta collaboratori, formato in buona parte da giovani talenti e per la restante cresciuti fisicamente, umanamente e professionalmente con Luigi Greca e la sua famiglia. Ma sta a significare anche che a Gela è possibile fare impresa e che il successo dell’Ascot Industrial può costituire incentivo per quanti vogliano investire nella nostra città, le cui potenzialità di sviluppo sono oggettivamente indiscutibili. E’ dell’ultimissima ora la notizia di un incontro avvenuto nella Villa Greca, in quella sua parte, forse la più importante, riservata alle iniziative e attività riguardanti soprattutto i giovani, denominata “The best brains in the world”, ossia “I migliori cervelli nel mondo”: Ebbene, in quell’incontro sono state protagoniste un’ottantina di donne, per lo più locali, intraprendenti e vogliose di far conoscere i loro talenti nel campo dell’imprenditoria: fatto che di per sé infonde fiducia e ottimismo in una comunità che ne ha estremo bisogno. Pertanto, lunga vita ai Greca e a tutti coloro che danno lustro e prestigio alla città.
Peccato che in una azienda del genere almeno l’80% del personale sia con contratti a termine !!!!
Tutto sto lavoro che da non si vede per niente, un azienda come tante altre, come dice (gelese indignato) solo contratti a termine e un continuo cambio di personale.