Gela. Il 20 gennaio si fermano tutti i dipendenti del gruppo Eni presenti in città. Le sigle sindacali di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl chimici aderiscono, infatti, allo sciopero nazionale indetto nelle scorse settimane. “Gli impianti verranno messi in sicurezza”. C’è il timore che il gruppo Eni voglia man mano dismettere, ad iniziare proprio dalla raffineria di contrada Piana del Signore. Questa volta, però, non si fermeranno solo gli operatori della multinazionale ma verranno fermati anche i processi produttivi: dagli impianti di raffineria ai pozzi di Enimed. “Abbiamo già chiesto un incontro ai responsabili aziendali – spiega il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – chiederemo l’attuazione degli assetti di sicurezza di tutti gli impianti in funzione. Giorno 20 gennaio, infatti, verranno fermati. Per questa ragione, si pone l’esigenza di applicare tutti i protocolli di sicurezza”. Nel corso dell’assemblea di tutte le rsu del gruppo Eni presenti in città, i segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec avevano già preannunciato un ulteriore pacchetto di sciopero. “Ci sono troppe anomalie nel percorso che avrebbe dovuto condurre alla green refinery – spiegano Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania – il 2016, almeno in base al protocollo del novembre 2014, doveva essere l’anno decisivo per gli investimenti e per la successiva ripartenza. Oggi, invece, assistiamo alla definizione di un assetto organizzativo che mira soprattutto al trasferimento degli operatori verso altri siti”. Così, lo sciopero del 20 gennaio dovrebbe essere solo la prima tappa di un percorso di mobilitazione più ampio. Dopo l’indotto, attualmente decimato, anche i lavoratori del diretto di raffineria e, più in generale, quelli del gruppo Eni attivi in città temono, e non poco, per il loro prossimo futuro occupazionale. Preoccupazione emerse nel corso della recente assembla di tutte le rsu del gruppo. Impianti vetusti, continui trasferimenti in altri siti, pochissimo personale destinato agli impianti della nuova green refinery e l’incertezza sul futuro dei progetti di esplorazione e trivellazione in mare. Sono questi i punti caldi di una trattativa che, al momento, non sembra poter sfociare in soluzioni immediate.