Gela. Si è sopita solo in tarda serata la questione legata alla chiusura di via Lituania. Ieri pomeriggio, infatti, si sono registrati ancora momenti di tensione tra i residenti dell’affollato quartiere di Caposoprano per quella recinzione che, nonostante l’approvazione della delibera che ha stabilito la pubblica utilità della strada, ancora nel pomeriggio non era stata tolta.
Non sono bastate nemmeno le rassicurazioni del sindaco Angelo Fasulo che nel frattempo usciva da casa e la notizia della firma in tarda mattinata dell’ordinanza di rimozione del cantiere a sedare gli animi dei residenti. Tra spinte, urla e cartelloni ben in vista, quella di ieri pomeriggio è stata ancora una volta una giornata calda a Caposoprano. “Non ce la facciamo più a lavorare con questa recinzione che copre le nostre attività e ostacola il passaggio delle persone – spiegava Sonia Turco poche ore prima che rimuovessero il cantiere – se la delibera che stabilisce l’esproprio per la pubblica utilità della strada è stata approvata dal consiglio comunale perché ancora dopo tre giorni non è stato rimosso il cantiere? Ogni giorno in più che passa è un giorno senza incasso. Noi viviamo del nostro lavoro, dei nostri sacrifici – continua la titolare della gioielleria – alla fine del mese dobbiamo pagare i fornitori e la chiusura di via Lituania ci sta penalizzando in maniera davvero eccessiva”. Allora ieri è stata ancora una volta la giornata della protesta a muso duro tra la maggior parte dei residenti i quali, nel frattempo, avevano raccolto più di 2500 firme per la rimozione del cantiere e chi, invece, tra i condòmini del famigerato palazzo di via Pio X inscenava una sorta di ostruzionismo per non rimuovere la palizzata. Alla fine il buon senso è prevalso e il cantiere è stato rimosso facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti ma lasciando, tuttavia, gli strali di una vicenda che rischia di fare giurisprudenza in città. Altri approfondimenti sulla questione, infatti, sono stati reclamati da alcuni consiglieri comunali al termine proprio della seduta che ha approvato l’esproprio. In pratica si cercherà di capire quante altre convenzioni dello stesso tipo sono state ratificate dai funzionari comunali. C’è il rischio, quindi, che il “caso via Lituania”, possa innescare una sorta di effetto domino.